Dossier, l’avvocato Della Valle: “Metodi da Kgb. La prima domanda da porsi è: a chi giova?”

9 Mar 2024 10:51 - di Gigliola Bardi
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Una vicenda che ricorda le “manovre del Kgb” e rispetto alla quale bisogna chiedersi: “Cui prodest? A chi giova?“. Raffaele Della Valle, fra i più noti penalisti italiani, storico avvocato di Enzo Tortora, già parlamentare e membro della Commissione stragi, prima ancora di entrare nel merito del caso dossier, vuole chiarire quanto la vicenda lo turbi, da cittadino e uomo di diritto: “La cosa è vergognosa, e mi fa dubitare del fatto che, a 84 anni, io possa morire credendo dignitosamente nella giustizia”. Perché – chiarisce – nel fatto che un pubblico ufficiale abbia violato “uno dei capisaldi della nostra democrazia”, come il diritto costituzionale alla privacy, “c’è, evidentemente, una sicurezza di un’impunità“.

“Impossibile operare in quel modo senza essere beccati”

Intervistato da Libero, l’avvocato Della Valle, si è mostrato incredulo di fronte all’ipotesi che nella vicenda dossier il luogotenente della GdF Pasquale Striano, indagato come artefice materiale degli accessi abusivi alle banche dati, possa aver agito da solo. Sia per la mole di file scaricati, sia perché “è impossibile operare in un lasso di tempo così imponente senza essere beccati, senza che nessuno delle autorità competenti si accorga di qualcosa”. “E questo – ha sottolineato il penalista – mentre nei tribunali vige, di fatto, il principio del non poteva non sapere”.

“La prima domanda da porsi: cui prodest? A chi giova?”

Per Della Valle, “la prima domanda” che ci si deve porre “è cui prodest? A chi giova tutto questo?”. “La seconda è: ma davvero vogliono farci credere alla teoria che un sottufficiale, preso da sindrome compulsiva di dati abusivi, abbia agito da solo? Ovvio che non ci credo”, è stata la sua risposta. L’avvocato, quindi, sollecitato dalle domande di Francesco Specchia, che firma l’intervista, ha ipotizzato per Striano la contestazione del reato di “accesso abusivo ai dati, interferenze illecite nella vita privata. Che poi, considerando le aggravanti, al massimo la pena diventa di cinque anni”, sebbene si possa anche rintracciare gli estremi per “il reato continuato in un tempo apprezzabile: “pluralità di violazioni in esecuzione dello stesso disegno criminoso”, articolo 81 del Codice penale”.

L’avvocato Della Valle: “Sembra una manovra del vecchio Kgb”

“Ad occhio – ha quindi proseguito Della Valle – questa sembra più una manovra del vecchio Kgb. Le banche dati sono armadi dei veleni che devono essere ben custoditi”. “Qui qualcuno ha aperto quell’armadio, si tratta di capire chi gli ha dato le chiavi. C’è sicuramente un mandante, che ha una responsabilità perfino più alta dell’esecutore”, ha proseguito, spiegando di non poter dire se vi sia a monte una volontà di dossieraggio contro il centrodestra, ma chiarendo anche che “la Procura dovrebbe indagare molto in profondità, ma ora siamo alla fase “la Procura apre un fascicolo sul caso”; e lei sa quanti fascicoli io ho visto?”.

Il sospetto del penalista: “Non considero spericolata l’ipotesi dei servizi stranieri”

“Però, guardi, io non escluderei anche un’altra ipotesi tutt’altro che spericolata”, ha proseguito ancora l’avvocato, precisando che a suo avviso si tratta di “un’ipotesi tutt’altro che peregrina: servizi stranieri che tendano alla destabilizzazione del Paese”. “Che – ha sottolineato – è ancora un Paese, nonostante tutto, competitivo e che ha preso solide posizione in politica estera, tanto per capirci. Ribadisco: abbiamo già avuto al Csm un “caso Palamara”, ed è bastato. Ora non cediamo alla tentazione di “palamarizzare” tutto, e di risolverla attribuendo ogni responsabilità a un’unica mela marcia”.

Il ruolo dei cronisti del Domani e lo scenario della “corresponsabilità”

Quanto al coinvolgimento nell’inchiesta anche di alcuni giornalisti del Domani, Della Valle ha sottolineato che “un conto è se la notizia viene passata a un giornalista e quello fa lo scoop; un altro se il giornalista ha “commissionato” al pubblico ufficiale il ricorso abusivo alla banca dati”. “Nel secondo caso, se accertato, sussiste, sì – ha chiarito – una corresponsabilità del giornalista. Fermi restando gli enormi buchi nel nostro sistema di sicurezza, una volta acclarato che si possono saccheggiare impunemente le vite degli altri, mi chiederei dove diavolo erano i nostri servizi segreti. A questo punto, se San Marino decidesse di invaderci lo sapremmo per ultimi…”.

Come finirà? “La giustizia è come gli esami all’università: dipende dalle domande che vengono poste…”

Infine, un pronostico su come finirà: se ne verrà a capo o si impantanerà tutto? “La gestione della giustizia – ha risposto Della Valle – è come quella degli esami all’università: dipende dalle domande che l’esaminatore fa all’esaminando. Dipende, insomma, tutto dalla volontà di chi indaga. Durante Mani Pulite ho visto fare domande ad imprenditori su, magari, risparmi di 100 milioni di lire accumulati in una vita, e scorticarli vivi. E ho visto quesiti all’acqua di rosa con chi collaborava “spontaneamente”…”.

 

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