Pipero – Roma

15 Feb 2024 0:01 - di Redazione

Pipero
Corso Vittorio Emanuele II, 250 – 00186 Roma
Telefono: 06/68139022
Sito Internet: www.piperoroma.it

Tipologia: ricercata
Prezzi: percorsi degustazione 6 portate a 140€, 8 a 160€ e 3 (solo a pranzo) a 100€
Chiusura: Domenica; Sabato e Lunedì a pranzo

OFFERTA
Si conferma un’esperienza irrinunciabile quella vissuta in questo ristorante gourmet guidato da Alessandro Pipero, con Achille Sardiello responsabile di sala e cantina e Ciro Scamardella in cucina. Una macchina rodatissima che conduce il cliente lungo un percorso di ricerca e di gusto in un contesto elegante ma non opprimente, merito di un servizio che probabilmente non ha eguali in regione. Una volta consultata la carta degli aperitivi correttamente fornita prima dell’ordinazione, si sceglie fra due percorsi degustazione da 6 o 8 portate rispettivamente a 140 e 160 euro, a cui si aggiunge, solo a pranzo, quello da 3 portate a 100 euro; a fianco è scritto l’elenco dei piatti in modo che il cliente possa indicare quelli non graditi o quelli che vorrebbe provare. L’accoglienza è al solito ricca di carinerie, con gli appetizer davvero gustosi fra i quali segnaliamo l’ottimo raviolo liquido e “quel porco di Pipero” ovvero due sfoglie sagomate a forma di maiale con all’interno ciauscolo e crema di funghi. Ottimo pure l’amuse bouche, una ceviche di melone con leche de tigre e cipolla proposto con una deliziosa focaccia leggermente affumicata. Fra i migliori piatti dell’esperienza va sicuramente annoverato il chawanmushi “italianizzato”, una sorta di panna cotta salata realizzata con brodo di manzo, servita con nervetti di manzo, cipollotto e lupini di Vairano. Piccolo e unico inciampo con l’impepata di cozze rivisitata con i mitili cotti in modo tradizionale, serviti freddi con spuma di pepe nero e limone, con la spezia alla lunga troppo invadente e persistente e un finale amarognolo che disturbava. Si risale subito con pollo e patate, una rassicurante (al palato) preparazione servita a mo’ di salsiccia e soprattutto con un grandissimo piatto: i tagliolini di spinaci con guacamole di friarielli e gamberi gobbetti crudi, dalla consistenza perfetta e piacevolmente proposti tiepidi. Buoni pure i ravioli ripieni di besciamella e ciauscolo completati al tavolo con brodo di manzo e salsa ponzu, ma la palma del miglior piatto della serata va alle foglie di radicchio proposte con mirtilli, riduzione di Porto e animelle, un piatto che mostra come le diverse tendenze contrastanti fra loro possano concorrere ad uno stupefacente equilibrio generale. Più classiche, ma comunque eccellenti, le costolette di agnello su crema di cipolla, petali di cipolla in carpione a dare acidità, e salsa Périgueux, accompagnate da un cannolo di pasta matta ripieno di fegato di agnello e mostarda di Cremona. Una rinfrescante rivisitazione del gin lemon proposta come pre-dessert ha introdotto un simpatico dolce di ispirazione campana, lo 081, con suddetto numero realizzato con la pastiera affiancato da un maxibon di caprese e caffè corretto a spuma. Chiusura affidata a un espresso realizzato con una miscela di un’ottima torrefazione bolognese accompagnato da piccola pasticceria.

AMBIENTE
Di gran classe, con una prima parte che ospita un salottino attraverso il quale si accede alla sala da cui si scorge, in alto, la saletta più riservata ricavata sul soppalco. Impeccabile la mise en place, con il cubo di Rubik lasciato in ogni tavolo a dare una nota di colore e allietare gli avventori (sembra ci sia un piccolo premio per chi lo risolve).

SERVIZIO
Impossibile pretendere di più. Preparatissimo, cordiale, simpatico restando elegante: tutto è pensato per mettere a proprio agio il cliente e in questo Alessandro e Achille sono impeccabili direttori d’orchestra.

Recensione a cura di: Roma de La Pecora Nera – ed. 2023 – www.lapecoranera.net

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