De Luca tocca il fondo: insulti alla premier. Meloni replica: “Invece di manifestare, lavori…”

16 Feb 2024 15:30 - di Adriana De Conto

La parolaccia al premier Meloni a favor di telecamera non è degna neanche del peggior avanspettacolo. Vincenzo De Luca era dai tempi del lanciafiamme – stagione lockdown – che  non si prendeva il palcoscenico nazionale con le sue sceneggiate. Ha pensato di riproporre venerdì a Roma il suo personale teatrino, farsa triste che ormai non fa ridere più nessuno, trascendendo nel turpiloquio e nella violenza verbale. Propria di chi non ha nulla dire, da proporre sul terreno nobile della politica. Insomma, la grammatica elementare istituzionale è per lui ormai perduta. La prova plastica ce l’ha fornita nei luoghi romani – tra piazza SS. Apostoli e Largo Chigi – dove ha convocato gli amministratori del Sud per protestare contro l’autonomia differenziata e per lo sblocco dei fondi di coesione  al grido: “Vorrei che il presidente Meloni chiedesse scusa al Sud”. La premier da Gioia Tauro, dove ha siglato l’Accordo per il Fondo sviluppo e coesione 2021-2027, non ha potuto rimanere insensibile alla boutade provocatoria e vuota del governatore della Campania. E lo ha sistemato a dovere.

Lo scontro Meloni-De Luca: “Se invece di fare la manifestazioni ci si mettesse a lavorare…”

“Sui fondi di coesione i governatori si stanno dimostrando tutti collaborativi: tranne uno che non è molto collaborativo allo stato attuale. Rispetto per carità, ma neanche mi stupisce troppo”. Perché “se si va a guardare il ciclo di programmazione 2014-2020 risulta speso il 24% della spesa”. De Luca straparla dei fondi di coesione, ma ne ha spesi delle briciole. Così Giorgia Meloni, da lontano, lo inchioda alle sue responsabilità: “Se invece di fare le manifestazioni ci si mettesse a lavorare, forse si potrebbe ottenere qualche risultato in più”. Non lo ha citato ma le parole ben assestate hanno un unico obiettivo: il governatore della Campania, che si atteggia a “conducator” del Sud con la parolaccia irricevibile pronta e nulla in mano.

Vergognoso insulto di De Luca al premier Meloni

Lo scontro si polarizza. La verità fa male, De Luca non la regge e perde la testa. “Lavora tu, str…. Per lavorare ci servono i soldi. È tollerabile questo atteggiamento con centinaia di sindaci che non hanno i soldi per l’ordinaria amministrazione? Lavora tu, str…”, ripete l’ingiuria. Un delirio. Continua a ripetere di essere a Roma per una “operazione verità sul Sud”. Ma l’unica verità che è emersa è che è stato lui a perdere la faccia e, aggiungiamo, credibilità e dignità. Arriva Clemente Mastella, sindaco di Benevento: «I toni di De Luca non sono i miei. Certo la guerra istituzionale non può durare in eterno». A proposito dei toni: aveva aizzato la piazza invitando alla lotta armata, aveva dato al governo dei dementi (“Imbecilli, farabutti, delinquenti politici”).  Violenza verbale e intimidazioni inaccettabili, come sono inaccettabili i metodi di gestione che caratterizzano il suo operato in Campania. Unitamente alle responsabilità per aver impedito l’utilizzo dei Fondi in danno dei cittadini e dei territori che ha privato dello sviluppo. Sì, oggi c’è solo una certezza: c’è un governo e una premier che fanno i fatti e hanno una visione di sviluppo. E c’é chi si occupa di rappresentazioni teatrali. Sipario.

Tommaso Foti: “Getta discredito sull’istituzione che rappresenta”

Le reazioni a qusto scempio di piazza non tardano ad arrivare da Fdi. “Ma davvero il presidente della Campania De Luca, si ritiene legibus solutus e quindi libero di insultare ogni giorno chi gli capita a tiro? Ma può un rappresentante delle istituzioni in modo ossessivo e compulsivo riferirsi al Presidente del Consiglio con toni offensivi e privi di un elementare rispetto dell’educazione che, anziché infangare il destinatario, gettano solo discredito sull’istituzione che lui stesso rappresenta?”. Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Tommaso Foti è sconcertato. La misura è colma. “Ci chiediamo se i dirigenti del PD, a partire dal segretario Schlein, non provino imbarazzo alcuno nel vedere un presidente di Regione espresso da quel partito, insultare; irridere e dileggiare chiunque osi contrastarlo. Questo tipo di turpiloquio svela il reale livello della sinistra italiana. Eppure una condanna ferma e decisa servirebbe non solo ad esprimere doverosa solidarietà ai colpiti dal De Luca – in questo caso Giorgia Meloni -; ma a ridare decoro alla politica”.

Antonio Iannone a De Luca: “La giornata del disonore”

Dal Pd non giungono voci. Del resto De Luca è una “scheggia impazzita” anche per il Nazareno, fonte di imbarazzi quotidiani per i dem. “Deve essere interdetto dalle istituzioni per indegnità; questa modalità  del cafone permanente non è tollerabile”. E’ il senatore Antonio Iannone, commissario regionale di Fratelli d’Italia in Campania, a travolgere De Luca: “Ecco sindaci e Anci a cosa hanno partecipato: una giornata che fa disonore anche a loro che sono andati a fargli da fiancheggiatori”.

Rampelli: “De Luca perde i freni inbibitori di fronte a una donna”

Le reazioni a qusto scempio di piazza non tardano ad arrivare da Fdi. Con poche pennellate Fabio Rampelli fa un ritratto niente male di De Luca, alla luce della volgarità grossolana: “Un trombone attempato che, come i bambini e gli anziani affetti da calcificazione delle arterie che portano ossigeno al cervello, perde i freni inibitori di fronte a una donna; prima ancora che al presidente del consiglio. Un pessimo esempio per le ricorrenti campagne della sinistra (e non solo) tese a promuovere il rispetto della donna, in un’epoca di pericolosi femminicidi seriali. De Luca, a capo di un organo costituzionale, non dissente ma bestemmia;non critica spara, non ironizza ingiuria. Ormai prigioniero del personaggio che si è creato – incalza il vicepresidente della Camera- ne è diventato vittima. Gratta gratta sotto la maschera dell’uomo d’ordine tutta logica ed eloquio, esce fuori un maschilista cafone e reazionario della peggiore specie”.

Sergio Rastrelli: “De Luca uomo piccolo piccolo”

“De Luca si palesa sotto il profilo istituzionale un fallito; sotto il profilo politico, un disperato alla deriva; sotto il profilo personale, un uomo piccolo piccolo, un piccolo provinciale rancoroso”. “Uscirà presto di scena, nel disprezzo generale”, conclude il senatore di FdI Sergio Rastrelli.

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