Sanità, l’appello della Fondazione Gimbe al governo: “Siamo al capolinea, servono scelte forti”

10 Ott 2023 11:41 - di Eugenio Battisti

Il Servizio sanitario nazionale è arrivato “al capolinea“. I principi su cui si fonda, “universalità, uguaglianza ed equità”, ormai “sono stati traditi”. E  sostituiti da “interminabili tempi di attesa, affollamento dei pronto soccorso, impossibilità di trovare un medico o un pediatra di famiglia vicino casa, inaccettabili diseguaglianze regionali e locali sino alla migrazione sanitaria, aumento della spesa privata sino all’impoverimento delle famiglie e alla rinuncia alle cure”. È il quadro tracciato dalla Fondazione Gimbe nel suo 6° Rapporto sul Sistema sanitario nazionale.

Sanità, Fondazione Gimbe: il Ssn è al capolinea

L’obiettivo è quello di stringere “un patto sociale e politico che, prescindendo da ideologie partitiche e avvicendamenti di governi”, dice il presidente Nino Cartabellotta. Con un Piano di rilancio in 14 punti, la Fondazione si appella al governo Meloni. “Considerato che il progressivo indebolimento del Ssn dura da oltre 15 anni, perpetrato da parte di tutti i governi – dice – non è più tempo di utilizzare il fragile terreno della sanità e i disagi della popolazione per sterili rivendicazioni politiche su chi ha sottratto più risorse al Ssn”.

Ci sono margini per recuperare le risorse

Il vertice Gimbe ammette che “potenzialmente ci sono ampi margini di recupero su vari ambiti. Ma il recupero di queste risorse – avverte Cartabellotta – richiede una profonda riorganizzazione del Sistema.

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Riforme di rottura, formazione dei professionisti e informazione alla popolazione sull’appropriatezza di esami diagnostici e terapie. “Non si tratta di risorse monetizzabili a breve termine, analogamente a quelle sottratte all’erario dall’evasione fiscale”.

Serve una seria riflessione politica

“Il preoccupante stato di salute del Servizio sanitario nazionale impone una profonda riflessione politica”, dice Cartabellotta. “Il tempo della manutenzione ordinaria per il Ssn è ormai scaduto, visto che ne ha sgretolato i principi fondanti e mina il diritto costituzionale alla tutela della salute. È giunto ora il tempo delle scelte. O si avvia una stagione di coraggiose riforme e investimenti in grado di restituire al Ssn la sua missione originale, oppure si ammetta apertamente che il nostro Paese non può più permettersi quel modello di Ssn”.

Governare il processo di privatizzazione

In questo caso – dice ancora Gimbe – la politica non può sottrarsi dal gravoso compito di governare un rigoroso processo di privatizzazione. Che ormai da anni si sta insinuando in maniera strisciante, approfittando dell’indebolimento della sanità pubblica. “Se da un lato non esiste un piano occulto di smantellamento e privatizzazione del Ssn”, precisa il numero uno della Fondazione, “dall’altro manca un esplicito programma politico per il suo potenziamento”. Ecco perché il report Gimbe mette nero su bianco un Piano di rilancio del Servizio sanitario nazionale “finalizzato all’attuazione di riforme e innovazioni di rottura per il rilancio definitivo di un pilastro fondante della nostra democrazia”.

Il piano in 14 punti e l’appello al governo

L’obiettivo è “orientare le decisioni politiche” tenendo fermo l’ago della bussola. Perché “la bussola – puntualizza Cartabellotta – deve rimanere sempre e comunque l‘articolo 32 della Costituzione: se la Costituzione tutela il diritto alla salute di tutti, la sanità deve essere per tutti”. Così per Fondazione Gimbe, in 14 mosse, sarà possibile salvare la sanità pubblica e il diritto costituzionale alla salute.

La governance Stato-Regioni

La salute in tutte le politiche – si legge al primo punto – va messa “al centro di tutte le decisioni politiche non solo sanitarie, ma anche ambientali, industriali, sociali, economiche e fiscali. Importante anche la “governance Stato-Regioni. E ancora: rilanciare il finanziamento pubblico per la sanità in maniera consistente, per allinearlo alla media dei Paesi europei. Garantire i “livelli essenziali di assistenza”. Tra i punti anche il rilancio delle politiche sul capitale umano in sanità. Investire sul personale sanitario, programmare adeguatamente il fabbisogno di medici, specialisti e altri professionisti sanitari.

Regolamentare la libera professione

Al punto 9 si affronta il nodo del rapporto pubblico-privato. “Occorre disciplinare – si legge – l’integrazione pubblico-privato secondo i reali bisogni di salute della popolazione. E regolamentare la libera professione per evitare diseguaglianze e iniquità di accesso”. Al punto 11 si parla di “rimodulare ticket e detrazioni fiscali per le spese sanitarie, secondo principi di equità sociale, al fine di evitare sprechi di denaro pubblico”. E ancora: destinare alla ricerca clinica indipendente e alla ricerca sui servizi sanitari un importo pari ad almeno il 2% del fabbisogno sanitario nazionale standard. Con l’obiettivo di produrre “evidenze scientifiche per informare scelte e investimenti del Ssn”.

Fine

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