Strage di Cutro, la relazione della Capitaneria: l’allarme alle 4,55 e siamo arrivati sul posto alle 5,35

1 Mar 2023 17:37 - di Paolo Lami

La Capitaneria di Porto di Crotone ricostruisce cronologicamente, con una relazione molto dettagliata, ora nelle mani della magistratura, l’operazione che ha portato a soccorrere il fragile barcone carico di clandestini disintegratosi e andato a picco nella notte fra il 25 e il 26 febbraio scorso sul fondale di Steccato di Cutro in Calabria dopo che gli scafisti avevano abbandonato il mezzo e gli immigrati al loro destino, fuggendo, e lasciando che 67 persone della 150 a bordo affogassero a 40 metri dalla riva. Ma è un bilancio provvisorio, probabilmente destinato a salire.

Mentre la sinistra attizza le polemiche sulla macchina dei soccorsi per strumentalizzare la disgrazia di Cutro, la magistratura, che ha indagato 4 scafisti, tre dei quali arrestati, cerca di capire come sia accaduta la tragedia che ha portato alla morte 67 persone partite da un’area del Mediterraneo dalla quale le Ong si tengono alla larga.

Il primo aspetto della tragedia di Cutro riguarda, appunto, questo, il mancato intervento delle Ong.

“Le Ong non incrociano quell’area”, ha spiegato alla trasmissione Omnibus la deputata di Fratelli d’Italia, Sara Kelany, “la rotta turca si è consolidata nel corso degli ultimi anni tra l’indifferenza generale delle istituzioni europee e persino le Organizzazioni non governative non l’hanno presidiata. Si è fatto tanto clamore, ma non c’era una sola Ong a pattugliare quel tratto di mare né nei giorni scorsi e neppure nei mesi precedenti”.

L’inchiesta della Procura di Crotone, alla cui base c’è la relazione consegnata dalla Capitaneria di Porto, intende far chiarezza, poi su quel ‘buco’ di circa sei ore, tra le 22.30 di sabato 25 febbraio, quando è stato avvistato il barcone dall’aereo di Frontex, alle 4.10 del mattino, quando è arrivata una telefonata con richiesta di aiuto dalla barca al numero di emergenza 112.

È stato lo stesso Procuratore Giuseppe Capoccia a spiegare che l’inchiesta della magistratura sull’ennesima tragedia causata dal business dell’immigrazione che rappresenta carburante per le Ong, approfondirà anche questo aspetto sulla strage di Cutro.

“Alle ore 04.37 tramite 1530 (il numero di emergenze in mare della Capitaneria di Porto, ndr), si riceveva segnalazione riguardo la presenza di una barca a circa 40 metri dalla foce del fiume Tacina su un fondale presumibilmente sabbioso e con profondità di circa 3 metri – scrive la Capitaneria di Porto ricostruendo la tempistica. – Alle 04.55 ci ricontattava il segnalante riferendo che le persone si stavano tuffando in acqua e stavano nuotando verso riva, evidenziava, inoltre, la presenza di probabili cadaveri e che la barca di era distrutta”.

La relazione della Capitaneria di porto di Crotone è allegata agli atti dell’inchiesta della Procura di Crotone sul naufragio di domenica mattina. Al momento sono 67 i corpi rinvenuti ma le persone disperse sarebbero decine.

”Alle ore 05.35 – prosegue la relazione – la prima pattuglia di terra G.C., giunta sul posto, riferiva di numerose persone in stato di ipotermia in spiaggia, trascinate a riva dalla risacca così come alcuni cadaveri”. “La motovedetta CP 321, intervenuta da Crotone, iniziava attività di ricerca e soccorso al largo”.

“Se necessario non mi sottrarrò”, alle indagini, ha avvertito ieri il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, relazionando in Senato. “Non ho alcun motivo per credere a errori o sottovalutazioni perché so come operano i nostri soccorritori”.

In tutto sono quattro gli scafisti indagati per la tragedia di Cutro ma sono tre, al momento, quelli arrestati dalle forze dell’ordine con l’accusa di avere condotto il barcone dalla Turchia in Italia in condizioni meteo-marine di pericolo.

Si tratta di un cittadino turco e due pakistani che avrebbero chiesto 8mila euro a testa per il viaggio.

Il gip di Crotone ha convalidato il sequestro degli oggetti e dei soldi a due dei tre presunti scafisti arrestati domenica dopo il naufragio di Steccato di Cutro nel crotonese.

Si tratta 500 dollari, un passaporto di nazionalità turca, alcune carte di credito e un bancomat. Entro oggi il gip dovrebbe emettere anche la convalida dell’interrogatorio di uno degli scafisti, fatto questa mattina in carcere.

Commenti

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  • Giovanni Vuolo 1 Marzo 2023

    Fatevi una domanda e datevi una risposta. Nel momento in cui si contrastano gli scafisti, ecco la struggente tragedia. Io temo che le vittime innocenti,siano state predestinate al loro tragico destino,da criminali senza scrupoli, per smuovere l’opinione internazionale,e dare scacco matto al governo. italiano. E ad ascoltare come sono andati i fatti, la conferma è assai verosimile. Quando mai gli scafisti buttano a mare i clandestini per aver intravisto delle luci ? Tutto organizzato.