Meloni alla Cgil rifiuta l’ingresso laterale: entro dalla porta principale. Solo in 24 hanno cantato Bella Ciao

18 Mar 2023 8:44 - di Francesco Severini
Meloni Cgil

Per i giornali antigovernativi quella di ieri è stata una giornata dura da digerire. Giorgia Meloni nell’arena della Cgil, dopo 27 anni di assenza di un premier, segna una svolta. Un po’ come quando Gianfranco Fini si ritrovò con Luciano Violante a Trieste a parlare di foibe. Il dialogo, il confronto che sostituiscono il muro contro muro auspicato, voluto e sperato dalla squadra di Giannini alla Stampa e dagli altri eskimi in redazione in servizio a Repubblica o nel quotidiano di De Benedetti.  Lo stesso muro contro muro che rappresenta la mentalità dei 24 (leggasi ven-ti-quat-tro) che hanno cantato Bella Ciao per contestare la premier.

Così Lucia Annunziata oggi si dà da fare, sulla Stampa, per raccontare un’altra versione: non quella del dialogo ma della chiusura totale, da parte del governo, alle istanze della Cgil. Ma deve anche dare conto di un altro fatto importante: ci dice che Meloni doveva entrare per ragioni di sicurezza da un ingresso laterale, che “il padrone di casa Landini in attesa all’ingresso B, per proteggerla non solo da rischi ma anche da folla, trambusto e curiosità”. Ma quando apprende “che si tratta dell’entrata laterale Giorgia Meloni chiede di passare dall’ingresso principale dove sa che era schierata la protesta dei peluche. Landini rifà l’accoglienza, e lei, tanto per essere chiari dice ai giornalisti «Non so che accoglienza aspettarmi in ogni caso penso che sia giusto esserci»”.
Non è solo questione di puntiglio, ovviamente. Tutto si iscrive in una cornice simbolica di grande rilievo. Giorgia Meloni anche con il suo comportamento vuole mostrare che lei è sì la premier ma non rappresenta il “potere”, l’altro, il nemico dei lavoratori. Che viene da una storia di battaglie politiche alla pari dei sindacalisti Cgil. Che la sua partecipazione al congresso non è solo un atto di cortesia ma può inaugurare un nuovo clima. E si vedrà nel prosieguo se queste scelte saranno in grado di dare frutti.
Con Maurizio Landini, dopo, non c’è il previsto veloce saluto. Dopo l’intervento di Meloni i due restano a colloquio per 40 minuti. Sul faccia a faccia aleggia lo spettro dello sciopero generale. Ovvio che la premier abbia tutto l’interesse a scongiurare tale prospettiva. Insomma la politica si riprende la scena. Quelli dei peluche fanno solo avanspettacolo.

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