Long Covid, la sindrome post virus non risparmia i camici bianchi. Ecco le storie

11 Feb 2023 20:46 - di Redazione
Long Covid

Storie di Long Covid tra medici. C’è il neurologo che dimentica di mettere delle annotazioni in cartella clinica, e dopo un paio di volte rimedia un richiamo disciplinare. La nebbia cognitiva rende difficile un mestiere dove serve essere sempre al meglio di sé e, alla fine, per queste difficoltà lui ha preferito le dimissioni. E ci sono il chirurgo e il dentista che non riescono a stare più in piedi per ore a operare e curare i loro pazienti. Pezzi di vita professionale cancellati dal Covid. O meglio da quella che molti esperti individuano come un’emergenza silenziosa di cui ci si dovrà al più presto occupare: il Long Covid. La sindrome post virus non risparmia i camici bianchi. Fra chi resta imprigionato nella rete di sequele per lunghi mesi dopo il tampone negativo, ci sono anche loro, quelli che rientravano nella categoria degli acclamati eroi della pandemia.

Storie di Long Covid tra i medici

A raccontare all’Adnkronos Salute alcune storie di Long Covid tra i camici bianchi è Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei medici di Milano, che da tempo preme perché ci si occupi di questo. «La mia sensazione è che siamo meno che all’anno zero nel senso che purtroppo è un argomento poco preso in carico – dice – Sì, è vero, adesso in letteratura c’è molto di più sul Long Covid, però a livello di sanità pubblica vedo davvero poco. E invece sia dal punto di vista dei medici che dei pazienti è un problema importante». Talmente sentito che Rossi, ieri durante il breve colloquio avuto con l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, in visita nella “casa dei medici milanesi, ha accennato al suo ospite illustre delle difficoltà incontrate da colleghi.

La commissione Long Covid

«Io ho costituito all’Ordine dei medici una commissione Long Covid in cui ci sono rappresentanti di associazioni che hanno molti iscritti. Si tratta di persone che hanno spesso delle conseguenze importanti. Dal punto di vista dei medici, posso dire che ho visto tantissimi colleghi che hanno problemi reali – evidenzia – Tutti pensano all’aspetto respiratorio, in realtà quando la malattia passa abbiamo visto che ci sono casi in cui alle persone rimane anche un problema di interstiziopatia che fa respirare male, però spesso questo problema va a posto. Invece poi ci sono altre conseguenze che perdurano».

Long Covid, le storie

Come nel caso del neurologo che «ha dovuto licenziarsi, perché al posto di essere aiutato, di avere un riconoscimento economico ed essere risarcito dopo aver preso il Covid in servizio, si misura con deficit di carattere neurologico, non gravissimi – precisa Rossi – ma in grado di creare difficoltà sulla memoria a breve termine». E «un conto è non riuscire a funzionare al meglio nella vita normale, un conto è fare il medico». Ci sono poi casi di professionisti con problemi sulla muscolatura dorsale nel post Covid, e dovendo operare in piedi per lunghe ore devono fare molta fisioterapia per cercare di uscirne. Capita frequentemente».

«Fare di più»

Cosa fare? «Il nostro auspicio è che si faccia di più. Perché manca tutto, dalla possibilità degli accertamenti a lungo termine a eventuali esenzioni, fino a eventuali indennizzi. Ci sono poi le difficoltà sul riconoscimento dell’invalidità, con medici di medicina generale, liberi professionisti e altri gruppi che restano fuori. Andrebbero poi istituiti sul territorio più ambulatori long Covid che possano seguire gratuitamente queste persone. Bisogna rimboccarsi le maniche e darsi da fare».

 

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