Immigrazione illegale e rimpatri insufficienti, ora la Ue dà ragione alla Meloni: va cambiato registro

27 Gen 2023 9:10 - di Martino Della Costa
rimpatri

Sull’immigrazione illegale ora il fronte europeo guarda più fattivamente all’orizzonte dei rimpatri. E in questo l’Italia può dettare la linea per un’azione collegiale più incisiva e condivisa. Non a caso, ieri il ministro Piantedosi da Stoccolma – dai lavori del primo Consiglio dei ministri degli affari interni della Ue sotto la presidenza svedese – nella sessione mattutina dedicata al rafforzamento della cooperazione con i Paesi terzi in materia di rimpatrio, ha ribadito la necessità di una efficace azione europea.

Immigrazione illegale e rimpatri, ora la Ue dà ragione alla Meloni

Un punto d’osservazione e un luogo di ripartenza essenziali per affrontare in maniera adeguata la sfida dell’immigrazione illegale. Proprio in quest’ottica, allora, il titolare del Viminale ha auspicato che la nuova strategia, presentata dalla Commissione lo scorso 24 febbraio, possa rappresentare un punto di svolta per l’impegno europeo in questo ambito. Il tasso di rimpatrio degli Stati europei è stato sinora uno dei principali punti deboli. E per questo motivo il ministro Piantedosi ha sostenuto l’esigenza di un nuovo modello operativo che parta dal superamento della contrapposizione tra quello dei rimpatri forzati, e quello dei rimpatri volontari assistiti.

Rimpatri, un patto da stipulare con i paesi d’origine

Dunque, la parola rimpatri entra nel vocabolario europeo e la linea italiana in materia di immigrazione illegale fa tendenza. «La situazione attuale è che abbiamo un tasso di rimpatri molto basso» ha dichiarato a sua volta Ylva Johansson, commissario europeo, al Consiglio informale degli Affari interni Ue, ieri a Stoccolma. «Le richieste di riammissione sono solo il 16 per cento delle decisioni di rimpatrio» ha sottolineato. Rimarcando il problema della disponibilità dei Paesi d’origine. Così Johansson, che è svedese, fa notare che «Frontex è ora molto ben equipaggiata per facilitare i rimpatri».

Rimpatri, in Europa l’aria è cambiata: Svezia e Olanda sono per la linea dura

Insomma, l’aria è cambiata e la posizione italiana trova più accoglienza. Tanto che, come sottolinea Maria Malmer Stenegaard, ministra per le migrazioni della Svezia, alla presidenza di turno dell’Ue, «la situazione è grave. Ci concentreremo sulla dimensione esterna. E in particolare sulla questione del rimpatrio di coloro ai quali è stato negato l’asilo». Non solo. Anche l’Olanda si rivela per la linea dura: «Ci sono troppe persone che stanno arrivando dall’altra parte del Mediterraneo» ha spiegato il ministro per la Migrazione Eric Van Der Burg. I Paesi membri devono fare pressione sulla Commissione europea, il «governo» Ue, per siglare «accordi con i Paesi terzi dall’altra parte del Mediterraneo e in Africa». Prima fra tutti la Tunisia, in ballo da anni per un patto anti immigrazione illegale.

Piantedosi: «Serve un rientro forzato accompagnato»

Intanto, il titolare del Viminale, Matteo Piantedosi, ha proposto al Consiglio di «sviluppare un terzo modello di rimpatrio che potremmo chiamare “rimpatrio forzato accompagnato”». Un ritorno obbligato in patria per chi non ha diritto a restare in Italia e negli altri paesi Ue. Un rientro con atterraggio morbido però: ossia, associato comunque a progetti di reintegrazione. «In caso di rimpatri forzati, può infatti agevolare la collaborazione dello straniero, stimolare i Paesi terzi di provenienza e concorrere a contrastare le cause profonde dell’immigrazione» ha spiegato Piantedosi. Una leva azionata a ritroso, che affronti il problema dalla radice, prima ancora di andare alle cause. Alle sue estensioni e ramificazioni.

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