Ricordo di Joseph Ratzinger: un prete capace di dare lezioni di teologia anche dal barbiere

31 Dic 2022 12:49 - di Valter Delle Donne
Joseph Ratzinger, barbiere

Ho conosciuto Joseph Ratzinger dal barbiere. Era la fine degli anni ’80 e il futuro Benedetto XVI era “soltanto” un cardinale, ma era già molto noto, in quanto prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Veniva dipinto dalla stampa come il nuovo capo dell’Inquisizione vaticana. 

Il mio barbiere era Lino, un pugliese con la parlata alla Lino Banfi. Non era proprio un artista delle forbici e del rasoio, ma era a 50 metri da casa mia, e soprattutto era a 100 metri dall’ingresso vaticano di Porta Angelica. Insomma, era il barbiere dei pontefici per meriti toponomastici. Si lamentava che con Giovanni Paolo II guadagnava poco. «Si fa la barba da solo con le lamette usa e getta. Mi chiama solo per una spuntatina ai capelli». 

Nel salone di Lino andavano molti prelati, ma ci andava principalmente il clero di secondo piano. Quando quel sabato pomeriggio, preso dalla fretta e dall’insolenza della gioventù, mi gettai su una delle poltrone libere senza neanche vedere chi fosse in attesa, non immaginavo di avere rubato il posto al futuro pontefice. 

Lino mi diede uno sguardo più affilato di un suo rasoio. «C’era prima sua eminenza», mi disse indicando un prete che leggeva serafico uno dei giornali a disposizione dei clienti. Il sacerdote alzo là testa, fece un sorriso gentile e disse a Lino: “Non ho fretta, faccia prima il ragazzo”. 

A quel punto Lino divenne insolitamente taciturno e più veloce del solido. Intuii il suo disagio alla spazzolata finale leva capelli, quando mi sibilò sottovoce, scandendo le parole: «Sai a chi sei passato davanti? Al cardinale Rat-zin-ger».

All’epoca Ratzinger era dipinto come l’arcigno e intransingente custode della fede. La narrazione dei media era più o meno questa: quando Giovanni Paolo II voleva aprire la Chiesa ai giovani e al mondo, arrivava Ratzinger a dire: «No, non si può fare». 

Joseph Ratzinger e quell’incontro inatteso dal barbiere

Possibile che quel cardinale che stava leggendo  “La Gazzetta dello Sport” fosse lo stesso raccontato dai giornali? Poco prima di andare via, sulla porta, come neanche il tenente Colombo con l’assassino, tornai indietro. Con la sfrontatezza che solo i timidi in certe occasioni riescono a sfoderare, fermai il cardinale Ratzinger e gli domandai di un tema che riguardava le aperture della Chiesa  e che imperversava sulle pagine dei quotidiani di quel periodo. 

Il cardinale Ratzinger, con estrema pazienza e dolcezza, iniziò una mini-lezione di catechismo, mentre Lino mi guardava spazientito con le forbici in mano. Non pago, feci una seconda domanda. Ratzinger rispose ancora, con identica mite pazienza. Stavo per articolare una terza domanda. A quel punto, Ratzinger mi mise una mano sulla spalla e mi interruppe col suo italiano da Sturmtruppen: «Figliolo, tu devi avere come premessa che Dio è misericordia infinita. Tutto il resto viene dopo».

Anche questo era Joseph Ratzinger, fuori dalla narrazione dei media: un catechista paziente, capace di dare lezioni di teologia anche dal barbiere.

 

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