I “giornaloni” incoronano Elly Schlein: è lei l’anti-Giorgia “politically correct” che serve alla sinistra

5 Dic 2022 10:25 - di Francesca De Ambra
Schlein

Sarà pure vero – come scrive sulla Stampa Annalisa Cuzzocrea – che dietro Elly Schlein «non ci sono padrini», cioè i capataz delle vecchie correnti. Ma è altrettanto vero che a sponsorizzarne la corsa verso la segreteria del Pd sono i rigogliosi giornaloni, che non a caso già ne parlano (Il Corriere della Sera) come l’«anti-Giorgia». Donna contro donna. O, meglio, «leadership femminista» contro «leadership al femminile» (la Repubblica). La sinistra è così: ha sempre necessità di un opposto per definire se stessa. In questo senso, è più reattiva che creativa. E così finisce per aver bisogno di un “nemico” anche quando la competizione è tutta interna. Non stupisce perciò se sin dalle prime battute sia scattata la corsa a sottolineare le differenze tra i due modelli, quello “Giorgia” e quello “Elly“.

La Schlein compendia le “virtù” del Pd

Per esempio, laddove la prima non si offende se qualcuno la definisce il premier, l’altra ci tiene a precisare che si candida ad essere la segretaria del Pd. E se la prima predilige l’«io» come indizio della tendenza ad assumersi le proprie responsabilità, la seconda usa il «noi» per tirare a lucido il valore collettivo della sua impresa. Oltre a ciò, la Schlein funziona perché è una sorta di compendio delle “virtù” del Pd: è globalista per definizione essendo nata in Svizzera da madre italiana e da padre ebreo-americano con ascendenze ucraine. In più ama un’altra donna, il che ne fa una testimonial d’eccezione del continuons le combat sul fronte dei diritti civili.

La politica ridotta a narrazione

Infine è movimentista quanto basta per restituire un po’ di aria fresca («un’onda», enfatizza lei) alle scrostate stanze del Pd. Politicamente parlando, infatti, la Schlein viene dagli Indignados e ha legato il proprio nome all’effimera stagione dell’OccupyPd, scattata in seguito all’impallinamento di Prodi nella sua corsa verso il Quirinale, correva l’anno 2013. Tutti ingredienti che oggi la rendono la donna giusta al momento giusto. Il resto, per l’appunto, lo fa il  contesto con la speculare presenza della Meloni nel campo opposto. C’è tutto, insomma, per costruire il personaggio, e soprattutto la nuova narrazione. Perché oggi, a sinistra, la politica è questa roba qui.

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