Sono quattro le navi Ong davanti alla Sicilia. Il caso della Humanity 1 già in acque italiane

5 Nov 2022 14:37 - di Redazione
navi ong

Quattro le navi delle Ong, di cui tre a largo del mare di Catania, davanti alla costa orientale della Sicilia in attesa di un porto sicuro per fare sbarcare i migranti soccorsi nel mar Mediterraneo. La ‘Geo Barents’, con 572 persone soccorse, e la ‘Humanity 1’ con 179 migranti a bordo, sono a circa 12 miglia dalla costa etnea, la prima poco più a sud e l’altra a nord rispetto alla città.

Le quattro navi al largo della Sicilia

La Ocean Viking invece, all’altezza di Acireale, sempre nel catanese e con 234 migranti a bordo, sembrerebbe ancora in acque internazionali, ferma a poche miglia dal loro limite. Davanti alla costa del messinese, al largo di Taormina, c’è infine la Rise Above, con 90 persone a bordo.

La nave tedesca Humanity 1 con 179 migranti a bordo ha comunicato l’ingresso nelle acque territoriali italiane “per trovare protezione dalle intemperie, dal vento e dalle onde alte”. Un passo avanti compiuto “solo dopo aver ottenuto il permesso dalle autorità del porto di Catania”.

La Humanity 1 per ora non va a Catania

Qualche riga sotto arriva però la precisazione che la nave “non andrà a Catania, non ha mai avuto intenzione di farlo. Non c’è ancora un luogo sicuro per sbarcare i 179 sopravvissuti a bordo”.

Il ministro dell’Interno Piantedosi aveva spiegato ieri che la nave «si stava dirigendo verso Catania dove avrebbe pernottato nel periodo necessario per verificare le condizioni umane degli ospiti. “Tutti coloro che non dovessero versare in queste condizioni critiche dovranno essere portate fuori dalle acque nazionali”. 

L’esperto di diritto della navigazione: possono chiedere asilo al paese di bandiera

Giuseppe Loffreda, esperto di diritto della navigazione, osserva che “a bordo della Humanity 1 non ci sono naufraghi, ma migranti. Tanto più che la nave in questione è attrezzata ed equipaggiata proprio per ospitarli e provvedere a tutte le loro esigenze di accoglienza. Nel caso di specie, poi, i migranti sono saliti a bordo in acque internazionali trasbordando da altre unità navali di collegamento, dette feeder, e quindi poco si addice, a loro, giuridicamente la qualifica di ‘naufrago’, che ricorrerebbe invece in regime di Sar (Search and Rescue – ndr)”.

“Nulla escluderebbe ai fini della richiesta di asilo, di applicare a bordo delle navi Ong il Regolamento di Dublino, ed in particolare l’Art. 13, che attribuisce la competenza ad esaminare la domanda di protezione internazionale allo Stato membro la cui frontiera è stata varcata dal richiedente in provenienza da un paese terzo. E la frontiera è – rimarca il giurista – nel caso di navi, rappresentata dal bordo della nave stessa”.

“Il comandante della nave, essendo un pubblico ufficiale dello stato di bandiera, potrebbe ricevere le domande dei richiedenti asilo ed inoltrarle (ad esempio via e-mail) alle autorità del paese Eu di bandiera competenti. Esisterebbe già un precedente; si tratta della nave Ong spagnola “Open Arms”, che avrebbe raccolto a bordo le richieste di asilo dei migranti. Era il 2020. È fatta sempre salva – conclude Loffreda – la protezione della vita umana in mare e quindi il diritto della nave di dirigere verso un vicino approdo in caso di emergenze”.

 

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