L’Ex Ilva smobilita 145 ditte, Urso: “Non siamo ricattabili. Mi aspetto che Acciaierie torni sui suoi passi”

15 Nov 2022 16:18 - di Eugenio Battisti

“Il governo non può essere sotto scacco, non siamo ricattabili da parte di alcuno”. Così il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sul dossier dell’ex Ilva. Tornato drammaticamente attuale dopo l’improvvisa  decisione di Acciaierie d’Italia di sospendere l’attività di 145 ditte dell’indotto. Che svolgerebbero lavoro ritenuti “non essenziali”. Un’azione che metterebbe in ginocchio circa duemila lavoratori, che avvertono il rischio di “situazioni incontrollabili dove non regna più la ragione ma la disperazione”.

Ex Ilva, Urso: il governo non si fa ricattare

Nessun ricatto, dice Urso, che si aspetta decisioni a breve dell’azienda. Che possano riportare nei giusti binari il confronto tra azienda, azionista pubblico e certamente il governo. “La questione dell’Ilva è sicuramente strategica per industria italiana. E per la siderurgia del Paese. Va ricondotta nei giusti binari”. Il ministro di Fratelli d’Italia sollecita un segnale costruttivo da Acciaierie d’Italia. Rispetto a quello che ha fatto senza nessun preavviso nei confronti dell’azienda dell’indotto e dei loro lavoratori. “È stata una decisione sorprendente”, dice Urso che nei giorni scorsi ha avuto un colloquio personale con l’azienda, il presidente, l’ad e con il socio pubblico. “E nessuno mi aveva detto che c’era una decisione di questo tipo. È chiaro che azienda debba tornare sui propri passi”.

Acciaierie d’Italia deve tornare sui suoi passi

Urso ha concordato con il governatore pugliese Michele Emiliano un incontro a Roma giovedì prossimo. Sempre il 17 il ministro riceverà i rappresentanti dei sindacati nazionali di categoria, che avevano sollecitato un confronto urgente. Anche Confindustria ha espresso “preoccupazione” per “l’improvvisa sospensione dell’operatività di 145 imprese appaltatrici da parte di Acciaierie d’Italia, ex Ilva. Che deve essere considerata una priorità. Tanto che diventa “strategico accelerare la piena difesa del ciclo integrale a caldo per l’Italia intera”.

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