Urso, l’eccellenza delle nostre filiere batterà la recessione: il ministero sarà il difensore civico delle imprese

24 Ott 2022 10:46 - di Prisca Righetti
Urso

Dalla presidenza del Copasir al ministero dello Sviluppo Economico, rinominato Ministero delle Imprese e del made in Italy. Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia, al vertice del dicastero di Via Veneto nel nuovo governo guidato da Giorgia Meloni con una mission molto chiara, che esplicita in prima persona in un’intervista al Corriere della sera: «Facilitare l’azione delle imprese, incentivare lo sviluppo tecnologico, allargare la base produttiva. Dobbiamo avere un ruolo propulsivo per invertire la tendenza recessiva e riattivare i meccanismi della crescita».

Urso si insedia al Ministero delle Imprese e del made in Italy

La situazione ereditata non è tra le più promettenti. «Le previsioni – spiega infatti il neo ministro – non sono buone. Quelle dell’Istat, come quelle dell’Ufficio del Bilancio, dicono che è finita la fase espansiva e stiamo entrando in un periodo di recessione. Per qualcuno potrebbe durare anche un anno». Ma Urso, politico di lungo corso, ex presidente del Copasir, è già stato al Mise. Precisamente 8 anni, durante i quali è stato viceministro alle Attività produttive con delega al Commercio estero nei governi Berlusconi 2 e 3. Il suo, dunque, è anche un ritorno, forte di un’esperienza maturata sul campo, che è una garanzia.

Urso: ecco come battere la recessione e sburocratizzare

Specie se si tratta di mitigare il ciclo recessivo. Un’impresa che, spiega Urso nell’intervista al corriere, si può affrontare a partire dalla definizione di una linea d’azione mirata e tempestiva. Così spiega: «Molti sono fattori che non controlliamo, in primo luogo le spinte inflazionistiche, ma con gravi elementi di criticità sulle materie prime, non solo per il caro energia. Questa è la linea del fronte su cui dobbiamo subito agire. Nel contempo dobbiamo incidere sui processi autorizzativi, con un’azione di sburocratizzazione. Non dobbiamo limitarci a proteggere ma a far crescere i nostri campioni nazionali, o le nostre filiere produttive da primato, anche con accordi strategici con Francia e Germania».

«Il Ministero sarà il difensore civico delle nostre imprese»

Insomma, quello che Urso immagina per il Mise è un ruolo intanto emancipato dall’idea «di un ministero delle crisi, come spesso viene percepito. O persino di ostacolo burocratico allo sviluppo, cosa paradossale ma accaduta». E poi meglio definito nella sua funzione di «”difensore civico” delle imprese, che le accompagna nello sviluppo e negli investimenti, anche esteri, per costruire l’autonomia strategica europea nelle principali filiere produttive. Penso al digitale, ai chip e ai semiconduttori, alle batterie elettriche ma anche ai microprocessori, ai nuovi materiali, alla sfida spaziale, alla riconversione del settore siderurgico».

La visione «industriale» di Urso per non «limitarsi a contrastare la congiuntura»

Quella di Urso, insomma, si delinea chiaramente come una visione «industriale», che non può «limitarsi a contrastare la congiuntura». E il ministro, nell’intervista spiega come: «Per esempio nel campo dell’energia, accanto all’impellenza di garantire l’approvvigionamento», puntualizza il numero uno del Ministero delle Imprese e del made in Italy, «occorre aumentare la produzione energetica nazionale. Con tutte le tecnologie disponibili. A cominciare dalle rinnovabili. Senza alcuna preclusione o tabù».

«Le autorizzazioni non possono restare inevase per anni. È ora di cambiare»

Anche perché – prosegue – il ministero ha ricevuto la titolarità di avocare a sé processi autorizzativi dinanzi alla inadempienza di altre amministrazioni. E tale azione, in sinergia con Palazzo Chigi, può riguardare anche inadempienze degli enti locali, ogni qual volta prevale l’interesse nazionale. Con il pieno rispetto di tutti i vincoli ambientali, ma le autorizzazioni non possono restare inevase per anni. È ora di cambiare».

In ballo c’è «il futuro del Paese. La sua indipendenza. E la sua capacità di produrre ricchezza»

Anche perché, incalza Urso, in ballo c’è «il futuro del Paese. La sua indipendenza. La sua capacità di produrre ricchezza». E perché, come sottolinea il ministro, stiamo parlando di «sovranità energetica, europea e nazionale». E «in questo settore in Italia si può spingere su diverse fonti: su fotovoltaico, solare ed eolico. Ma anche geotermico. Possiamo migliorare nel campo idroelettrico, ammodernare gli impianti, intervenendo anche sulle concessioni per garantire investimenti adeguati». Mentre sul gas, precisa Urso: «Siamo scesi da 13 a 3 miliardi di metri cubi di produzione, quelli che ci mancano li abbiamo acquisiti dalla Russia: si può realisticamente raddoppiare la produzione nel breve periodo. E poi c’è il capitolo delle nuove trivellazioni nel mar Adriatico centrale».

Un’eccellenza da proteggere e sviluppare

Sfide e possibilità non facili ma promettenti, questo sì, garantisce il ministro. «Perché – come ribadisce Urso fino alla fine – abbiamo un’eccellenza da proteggere e sviluppare. Nel campo manifatturiero, nel settore turistico e in quello agroalimentare siamo secondi in Europa. Dobbiamo difenderci da una dinamica di esproprio della nostra tecnologia, che è in atto. E che è stato arginato dal governo Draghi con il ricorso in più occasioni alle norme del Golden power ».

Il progetto di «partnership paritetiche con le altri grandi nazioni europee»

Pertanto rilancia Urso, «bisogna garantire energia e materie prime a costi sostenibili o salta il sistema. Quindi occorre far diventare più conveniente produrre: tagliare il cuneo fiscale, a beneficio di azienda e lavoratore. E accompagnare gli investimenti esteri nei punti critici delle nostre filiere». Studiare dove è possibile sostenere «partnership paritetiche con le altri grandi nazioni europee… Puntando a costruire dei “campioni europei”».

 

 

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