Hate speech da Alan Friedman: non è possibile rispettare queste istituzioni. Tornano gli eskimi in redazione

15 Ott 2022 18:43 - di Redazione

Se sono persone di destra a rappresentare le istituzioni queste non meritano rispetto. E’ questo l’assioma di Alan Friedman che, senza nominarla, replica a Giorgia Meloni che aveva chiesto di rispettare le istituzioni anche quando non sono espressione della sinistra. Così scrive infatti Friedman su Twitter: “Chi pretende rispetto per le istituzioni dovrebbe non offendere le istituzioni nominando persone inadeguate o peggio“. E così si accoda allo hate speech che va avanti ormai da oltre 48 ore contro la destra, i suoi eletti e soprattutto contro i due presidenti di Camera e Senato.

Un trend che coinvolge non solo esponenti politici ma anche una folta schiera di giornalisti ideologizzati. Alcuni esempi? Valerio Renzi, giornalista di Fanpage, replica a un altro giornalista, Jacobo Jacoboni, sulla condanna alla scritta contro La Russa apparsa sulla sede FdI di Garbatella. Una cosa brutta – argomenta Jacoboni – fermatevi. Valerio Renzi non la pensa così e trova quella scritta, evidentemente, un fatto simpatico e legittimo. “Ma fermatevi chi? Fermatevi cosa? È un generico simbolo di sinistra – scrive – la stella cucita sulle bandiere della Brigata Garibaldi per esempio, non sono le Brigate Rosse, su basta dire cose ridicole (sede chiusa da dieci anno per altro)”. E un altro giornalista, stavolta dell’Espresso, tale Simone Alliva, ritwitta il tutto, approvando evidentemente il fatto che la stella a cinque punte sia solo una forma di garbato saluto a La Russa. E ancora il giornalista e scrittore Giulio Cavalli, fa la sua sintesi della giornata del 13 ottobre: “Fate già schifo. Il neofascista La Russa votato alla presidenza del Senato con i voti dell’opposizione. Ha vinto l’estrema destra ma siamo un Paese in cui c’è gente che pagherebbe per essere serva. Fate già schifo”.

E queste sono, diciamo, le quarte file. Poi ci sono i posti davanti. Le prime file. Roberto Saviano dà del nazista, di fatto, al presidente della Camera Lorenzo Fontana per il suo saluto al congresso di Alba Dorata. E Massimo Giannini, che da fine luglio vede l’onda nera pronta a travolgerlo, rilancia il tweet dello scrittore. Per non dire di Rula Jebreal che accusa Fontana di avere chiamato “animali” i figli degli immigrati. Le fa eco Antonella Rampino (la Stampa), che rispedisce al mittente l’invito di Giorgia Meloni a superare le divisioni. “Se volevano “unire la nazione e non dividerla” davano – scrive – una presidenza delle Camere all’opposizione E cmq non si eleggevano un impresentabile russofilo e retrogrado a Montecitorio”. Monica Guerzoni, Corriere della sera, sentenzia: “Milioni di italiani non possono sentirsi rappresentati da Lorenzo #Fontana presidente della Camera”. 

C’è poi l’ineffabile Paolo Berizzi che così si esprime su Lorenzo Fontana: “Vicino ai neonazisti veronesi di Fortezza Europa, in piazza con Forza Nuova, omofobo, filoputiniano, nemico della legge Mancino…”. Un altro cronista di Repubblica, Matteo Pucciarelli, minimizza anche lui sulla scritta a Garbatella contro La Russa ritwittando questo giudizio: “Non è che c’è molto da dire: se ti turbi e invochi l’emergenza nazionale per una scritta su una serranda o sei un coglione o sei in malafede (le due cose in verità non sono alternative)”. E poi tira le somme: Tra l’altro tutte le stelle hanno “cinque punte”… Insomma tutto ciò non vi ricorda i bei tempi in cui si diceva che le Brigate rosse erano sedicenti? Ma sì. Sono tornati gli eskimi in redazione. E sciamano sui social.

 

 

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