Fini: non torno in politica e non cerco incarichi. Meloni? E’ nel solco del percorso aperto a Fiuggi

30 Ott 2022 16:15 - di Francesco Severini
Fini

Il ritorno di Gianfranco Fini in tv è stato contrassegnato dalle domande di Lucia Annunziata su temi prevedibili: fascismo, governo Meloni, Fiuggi, Berlusconi. Ed è stata anche l’occasione per sgomberare il campo di alcuni equivoci. “Io l’ispiratore di Giorgia Meloni? No. Lei non ne ha bisogno”. E ancora: “Non ho nessuna intenzione di tornare in politica, né ho bisogno di incarichi”.

Fini: ho votato per Giorgia Meloni e lo confermo

Fini conferma di avere votato per Giorgia Meloni ma di non sentirsi garante di un percorso che non ha bisogno di patenti di legittimità. “Io garante per Meloni? Ma per carità, questa è una delle tante e simpatiche bizzarrie giornalistiche. Posso dire che c’è stato chi ha aperto una rotta, indicato una strada. Tocca sempre ai più giovani percorrerla”.

“A Fiuggi c’era Rampelli, il capo della comunità politica della Meloni”

Giorgia Meloni si pone pienamente dunque nel percorso di rinnovamento della destra italiana che ha avuto nel congresso di Fiuggi il suo momento di svolta. “La sinistra non può accendere l’interruttore dell’antifascismo in modo intermittente”. Sul rapporto col fascismo vede ambiguità? Gli chiede la conduttrice. E fini risponde di no. Che non ci sono ambiguità.

“Guardi – ha spiegato Fini a Lucia Annunziata – che Fiuggi si riassume in una espressione di Gennaro Malgieri: usciamo dalla casa del padre per non farvi più ritorno. Non so se ci fosse Giorgia Meloni che all’epoca aveva 18 anni. C’era sicuramente il suo capo politico di allora, Fabio Rampelli, leader della comunità di Colle Oppio, che inviò un documento col quale approvava la svolta. Nelle tesi di Fiuggi scrivemmo che l’antifascismo era stato un momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato”.

“Dopo Fiuggi la polemica antifascista finì, perché la sinistra non mi chiese di togliere la Fiamma?”

Dopo – ha ricordato Fini – la sinistra prese atto che non si poteva continuare a dire che i fascisti erano alle porte. Si chiuse una stagione: prova ne siano i fatti politici avvenuti dopo. L’ex leader di An li cita: l’asse con D’Alema in Bicamerale, Violante che da presidente della Camera ricorda i vinti di Salò, Ciampi candidato al Quirinale, nome sul quale proprio Fini trova un accordo in un incontro privato a casa di Veltroni. Con Fiuggi nasce la destra di governo di cui anche FdI e Giorgia Meloni sono espressione. Anche nel simbolo di An – ha notato Fini – c’era la fiamma. “perché non mi chiesero di toglierla? Perché ora lo chiedono a Meloni? Ma quello non è il simbolo del Msi, è una fiamma tricolore, anche io porto le fiamme tricolori dell’aeronautica sulla giacca”.

Fini: “Fu un mio errore imperdonabile dare vita al Pdl”

Fini ha riconosciuto che fu “un mio errore imperdonabile” dare vita al Pdl. “Meloni e il mio fraterno amico la Russa restarono nel Pdl quando io venni estromesso e poi diedero vita a FdI. Io non ho creduto in quel progetto ma ho avuto torto. Avevano ragione loro”.

“Non tutti gli antifascisti sono democratici”

Alla domanda se l’antifascismo sia un valore, Fini replica che già questo fu detto a Fiuggi, ma attenzione: “Tutti i democratici sono antifascisti ma non tutti gli antifascisti sono democratici. Mi auguro che l’Anpi ogni volta che qualcuno nel nome dell’antifascismo cerca di impedire a qualcun altro di parlare, o impicca a testa in giù un manifesto con la faccia di La Russa o riesuma la stella Br dica che non si esalta così l’antifascismo, lo si svilisce”.

Fini: su La Russa il titolo della Stampa era forzato

Difende poi anche a posizione di Ignazio La Russa sul 25 aprile: “Il titolo della Stampa è forzato. La Russa non ha detto che non festeggia il 25 aprile, ha detto ‘certo non andrò ai cortei’,  perché rischierebbe di trovarsi in compagnia di quei giovanotti che lo hanno minacciato di morte. Se la sinistra chiede alla destra  di accettare l’antifascismo, la sinistra deve accettare che nell’antifascimo vi sono anche posizioni antidemocratiche. Se l’antifascismo deve diventare valore condiviso, deve essere condiviso anche il valore del patriottismo”.

Ha quindi detto che a suo avviso il governo Meloni durerà, che ha provato per lei una fortissima simpatia umana quando è uscita la notizia della lista in cui Berlusconi aveva vergato giudizi non proprio lusinghieri sulla premier.

Fini: la sinistra deve darsi un’identità

Infine ha dato un consiglio alla sinistra e al nuovo presidente del consiglio. “Alla sinistra suggerisco di darsi un’identità, di alzare una bandiera che parli al cuore dei suoi, di non essere grigia, e di non limitarsi ad alzare la bandiera della democrazia che è la bandiera di tutti”. “A Giorgia Meloni – ha concluso-  suggerisco di lasciare che sui diritti civili sia il Parlamento a dibattere e a prendere decisioni.

 

 

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