Attentato alla Sinagoga, un orrore lungo 40 anni. Meloni: un dolore indelebile per l’Italia intera

9 Ott 2022 13:33 - di Bianca Conte
attentato Sinagoga

Quarant’anni fa l’attentato alla sinagoga compiuto da un commando palestinese: una ferita ancora aperta. Un dolore ancora vivo, e oggi nel giorno di quella drammatica ricorrenza, più che mai. Con quella terribile sequenza di terrore e morte che rivive in ogni frammento di memoria di quella mattina di 40 anni fa, quando poco prima di mezzogiorno del 9 ottobre 1982, un commando di cinque terroristi palestinesi sconvolse la festa nel Ghetto di Roma. La comunità ebraica celebrava lo Shabbat, ma anche lo Sheminì ‘Atzeret, la benedizione del rabbino ai bambini. La folla di fedeli appena usciti dal Tempio si ritrovò ad essere il bersaglio di un assalto che, tra bombe a mano e raffiche di mitra, colpì Stefano Gaj Tachè: 2 anni appena. E il piccolo morì sul colpo…

Attentato alla Sinagoga, la commemorazione dei 40 anni da quel tragico giorno

Oggi Roma, alla presenza delle massime istituzioni, ricorda quel giorno di terrore, scolpito a caratteri di sangue in una pagina di storia. Così, al Tempio Maggiore di Roma con la commemorazione – a cui ha partecipato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E alla presenza del sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e del prefetto di Roma, Matteo Piantedosi – alla presenza della presidente della comunità ebraica romana Ruth Dureghello e del rabbino capo Riccardo Di Segnisi, si è celebrato il rito della memoria e del tributo a quella piccolissima vittima. Alle decine di feriti di quella tragica giornata.

Una celebrazione tra memoria e tributo al piccolo Stefano Gaj Tachè, ucciso a 2 anni

Così come, con la cerimonia di donazione del Sefer Torà (rotolo della Torah) dedicata a Stefano Gaj Taché, si è voluta solennizzare anche una dichiarazione di vita. Celebrare una gioiosa testimonianza di pace e speranza nel futuro. Un segno opposto alla morte, alla guerra e al terrore, insito nell’atto stesso di introdurre un nuovo libro della Torà in Sinagoga: emblema della vitalità e della continuità della vita ebraica.

L’appello alla verità della presidente della Comunità ebraica romana, Ruth Dureghello

Ma la commemorazione di oggi ha rappresentato anche un momento di verità. Di appello alla verità: quello che nel corso della mattinata si è tradotto nelle parole della presidente della Comunità ebraica romana, Ruth Dureghello. La quale, durante il suo intervento al Tempio Maggiore, ha ribadito: «Da questo luogo chiediamo verità, perché è necessario che quel velo d’ipocrisia e omertà che rese possibile che un comando terroristico agisse indisturbato nel pieno centro di Roma venga finalmente svelato». E infine: «Da quel giorno di quaranta anni fa sono tante le cose successe. Se però siamo ancora qui, è perché oltre al dolore che è ancora vivo, auspichiamo che finalmente possa esserci verità storica e processuale. Non per vendetta, ma per giustizia».

Attentato alla Sinagoga, Meloni: un dolore indelebile

Parole che sublimano nel ricordo del dolore e nel tributo alla memoria un bisogno di verità. Parole a cui hanno fatto eco quelle di Giorgia Meloni, che su quel tragico evento del 1982 ha dichiarato: «Ricorrono oggi i quaranta anni dall’attentato compiuto da un commando palestinese contro la Sinagoga di Roma durante la celebrazione religiosa di Shemini Atzeret. In quel giorno, così atroce e indelebile per l’Italia intera, perse la vita Stefano Gaj Tachè e rimasero ferite quaranta persone. Un dolore che ci portiamo dentro perché Stefano, un bambino di soli due anni, poteva essere nipote, figlio o fratello di ognuno di noi. Il nostro impegno a non dimenticare, ma anche a cercare la verità».

 

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