Buttafuoco: “Letta ha dato voce alla sinistra più insopportabile. Come il cane della Cirinnà”

24 Set 2022 9:05 - di Gabriele Alberti
Buttafuoco

Una campagna elettorale fondata sulla paura. E’ lo scrittore ed editorialista Pietrangelo Buttafuoco a definire l’impring di queste settimane vissute col “fiato sospeso”, con “la paura che potesse accadere qualcosa”. Una sorta di fucile puntato, tutto giocato sulla narrazione  che “se votate in un certo modo finirà tutto male. Lo diciamo noi migliori, ma lo dicono anche l’Europa e il mondo perché quelli lì sono brutti, sporchi e cattivi”. Una sintesi che Buttafuoco trae dopo settimane di osservazione. La palma dell‘episodio peggiore  spetta a suo avviso a Makkox, il vignettista di Propaganda live, quando ha detto che “l’ignoranza è il concime della destra”. È una frase dal sen fuggita che svela il vero sentimento degli ottimati di fronte agli italiani alle vongole”.

Buttafuoco: Di Maio il peggiore. Letta “spin doctor di FdI, voto 10”

Le pagelle stilata da Pietrangelo Buttafuoco sono tutte da leggere per il suo modo unico di mescolare resaltà politica e paradossi mitologico-letterari. La pagella del peggiore spetta al «povero Di Maio. L’unica nota squillante – analizza in un’intervista sulla Verità–  è stato ritrovarsi in volo tra le braccia dei pizzaioli di Napoli come Patrick Swayze in Dirty dancing. A pensarci bene però la campagna più efficace è un’altra». E qui entra in ballo lo “stratega” per eccellenza di questa campagna elettorale: Enrico Letta: «Gli do 10 come spin doctor di Fdi. Ha fatto una campagna per far vincere Fdi». Non di proposito, certo. “È una beffa del destino. Nelle tecniche di combattimento orientale come il karate non è la tua forza che ti fa vincere, ma la potenza dell’avversario sfruttata a tuo vantaggio”.

Letta e il mito del cane della Cirinnà

Il caso-Letta è ben attenzionato dall’ironia corrosiva di Buttafuoco. «Letta ha offerto l’immagine della sinistra più insopportabile agli occhi degli italiani. Ha presente la parodia che fa Maurizio Crozza della Cirinnà?». E qui è entrato in ballo un paradosso: “Noi pensiamo che il mito del cane della Cirinnà sia una gag, invece mostra l’abitudine a garantire i privilegiati. Nel Pd i diritti coincidono con i privilegi e si dimenticano le garanzie sociali che derivano dalle emergenze incombenti. Oggi, se sei senza casa, ti rivolgi ai leghisti, a Fdi o ai 5 stelle. Se invece hai bisogno della colonnina per ricaricare il monopattino vai dalla Cirinnà».

Buttafuoco, Terzo Polo: “Voti i soviet, ma lo mascheri con una patina alla moda”

Quanto al Terzo Polo Carlo Calenda e Matteo Renzi, a Buttafuoco «ricordano l’esperimento dell’Italia dei carini, della principessa Alessandra Borghese e Luca Cordero di Montezemolo». Chi li voterà? «Tutti i benestanti che conosco votano Calenda. Fa fine e non impegna. Voti i soviet, ma lo mascheri con una patina di moda. Alle ministre di Forza Italia non è parso vero di liberarsi della cattiva immagine per presentarsi in società. In tv ho visto Massimo Mallegni, un senatore di Forza Italia, più ostile verso il centrodestra dell’esponente del Pd. Calenda e Renzi sono i Bel Ami, offrono la possibilità a chi è stato sotto l’ombrello berlusconiano di darsi una rinfrescata nel mondo nuovo. Ma questo vale solo per la nomenklatura, perché l’elettorato col cavolo che li segue».

“Giorgia Meloni è come Dioniso”. “Draghi pare Sordi”

Sintetico, ma efficace su Giorgia Meloni. «È stata come Dioniso preda delle Menadi. Solo che la sanguinaria eucarestia cui si sottopone Dioniso si svela sempre nell’esatto contrario: le Menadi se ne vanno e Dioniso resta». Non può mancare un voto a Mario Draghi, premiato in America da Henry Kissinger come miglior statista. «Senza che risulti offesa, in quella scena ho visto più Alberto Sordi, eterno Americano a Roma, che un nuovo Cristoforo Colombo».

“Berlusconi è il nostro Balzac”

Poi c’è l’elogio di Berlusconi, personaggio “da letteratura universale”: «Dieci a prescindere». E spiega il punto di vista: «È il grande romanzo italiano della letteratura universale». Però un milione di alberi, la flat tax, la pensione a 1.000 euro per tutti, spiega, «sono i suoi giochi pirotecnici, sempre efficaci, perché scavano nell’immaginario degli italiani. Meno tasse per tutti diventa subito meno Totti per Ilary». E a chi considera tali interventi grotteschi spiega: «Berlusconi resta nell’immaginario al pari di Garibaldi, di Totò, di Padre Pio. I ragazzini lo conoscono e riconoscono mentre gli altri del pantheon della politica spariranno. Difficilmente ricorderemo Giuseppe Saragat, Sandro Pertini o Oscar Luigi Scalfaro. In lui si compendia la tradizione italiana, da Carlo Goldoni a Gioachino Rossini. È il nostro Balzac».

In libreria il fascismo degli antifascistissimi

Poi ci sono i grandi giornali che in questa campagna elettorale hanno giocato un ruolo di peso. Il voto ?«Sempre 10 per conto di Fdi. Certi titoli della Stampa,la campagna di Repubblica contro Giorgia Meloni, altro non è che un monumento a cavallo. Ma nemmeno il Corriere della Sera scherza. I moderati sono i cosiddetti terzisti, speculari al Terzo polo; come gli indipendenti di sinistra lo erano ai tempi del Pci. È il famoso amico del giaguaro». Infine, una nota “libraria” che fa da corollariio ma non troppo alla campagna elettorale: da cui esce vincitore il cospicuo filone editoriale su Mussolini: «Nel centenario della marcia gli antifascistissimi Aldo Cazzullo, Antonio Scurati e Sergio Rizzo scalano le classifiche dei libri grazie al Duce. E pare di vederli in scena 100 anni fa. Arrivano a Roma per dire al re: Maestà, vi portiamo l’Italia delle classifiche dei libri. È solo marketing».

 

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