Rampelli: «L’Italia è un business nazionale, ma c’è chi vuole liquidarla a partire dal trasporto aereo»

29 Lug 2022 19:57 - di Alessandra Parisi

Qualcuno voleva liquidare l’Italia e ha cominciato dal trasporto aereo. Parola di Fabio Rampelli che non è nuovo a battaglie contro la rottamazione della nostra compagnia di bandiera. “Le nostre eccellenze devono produrre denaro a beneficio della nostra comunità”, scrive in un lungo post il vicepresidente della Camera. “E proponiamo che lo Stato rimanga dentro Ita, con quota di maggioranza. Aperti al mercato in questa cornice e per questo disponibili perfino a entrare con quote di Ita in Lufthansa“.

Rampelli presenta la parodia della ricchezza e il volo

Il deputato di Fratelli d’Italia dalla sua bacheca Facebook usa l’ironia con una divertente parodia sulla ricchezza e il volo. Corredata dall’immagine di Paperon de Paperoni che si tuffa nelle sue pepite d’oro dove il personaggio di Walt Disney ama nuotare. Il messaggio traspare da una finta intervista botta e risposta. Il primo quesito è esilarante. “Potrebbe avere successo la compagnia aerea della Kamchatka?”. Risposta: “No, nessun investitore la porterebbe al successo perché priva di traffico turistico, commerciale, diplomatico, culturale. Pochi clienti, pochi incassi”.

L’Italia è un business per chiunque voglia fare i soldi

L’Italia al contrario è un business per chiunque volesse fare soldi. “È la prima mèta più ambita e cliccata al mondo”, incalza Rampelli. “Se tutto funzionasse sarebbe prima anche materialmente. Ma è pur sempre al quinto posto per visite turistiche realmente effettuate. È tra le grandi nazioni esportatrici di manifatture di qualità. Settima potenza più industrializzata del pianeta, quindi con grande capacità attrattiva per la finanza e il terziario. Soltanto  l’agroalimentare ha esportato nel 2020 merci per 50 miliardi. La sua morfologia la fa crocevia di continenti. Una vera cerniera tra Asia, Africa, Europa, America. Insomma, un vero business“.

Lo Stato rimanga in Ita ed entri in Lufthansa

Il secondo quesito recita: “Può avere successo e produrre ricchezza una compagnia aerea italiana che, oltretutto, avesse risanato i suoi bilanci come dichiara Ita?”. Certo che sì. “Tanti clienti – risponde Rampelli – tanti incassi“. La terza domanda è d’obbligo. “Allora perché dovremmo svendere una compagnia aerea di bandiera ai tedeschi o ai francesi se possiamo finalmente farla fruttare per noi?”. La risposta è una denuncia. “Qualcuno voleva liquidare l’Italia e voleva iniziare dal trasporto aereo”, insiste il vicepresidente della Camera. La soluzione è semplice. “Lo Stato rimanga dentro Ita, con quota di maggioranza. Aperti al mercato in questa cornice. E per questo disponibili perfino a entrare con quote di Ita in Lufthansa.  Questo significa non arrendersi al declino. Dimostrare che si può far rinascere il trasporto aereo (e quello marittimo) come sono rinate le Ferrovie dello Stato. Ce la faremo”.

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