Nuovo scontro Salvini-Letta. “Il Pd è diventato guerrafondaio”, “La Lega è un danno per l’Italia”

3 Giu 2022 16:36 - di Eugenio Battisti

“Lavorare per la pace dovrebbe essere obbligatorio. Chiedere la pace, lavorare per la pace dovrebbe essere obbligatorio per tutti. Mi fanno pena quei colleghi che parlano solo di armi”. Matteo Salvini non molla. Messo all’angolo dagli alleati di governo e da una parte del suo partito, ignorato da Draghi, torna sulle polemiche del suo, ancora ipotetico, viaggio a Mosca. E gli attacchi incrociati si sprecano. “Una volta la sinistra voleva la pace. Ora il Pd è guerrafondaio e critica chi costruisce la pace e parla solo di armi e guerra”, dice il leader leghista da Verona. Dove si trova per un tour elettorale a sostegno del sindaco Sboarina.

Salvini: mi fa pena chi parla solo di armi

“Serve la pace adesso perché se la guerra va avanti avremo milioni di italiani alla fame e senza lavoro. Se ci fosse un ministro degli esteri che fa pienamente il suo dovere non avrei bisogno di muovermi io per andare a cercare contatti all’estero”. L’attacco è su due fronti: a Luigi Di Maio e al Nazareno, che ricambia definendo Salvini un danno per il paese.  “Io lavoro per la pace. Siamo al centesimo giorno di guerra, dobbiamo fermarla ragionando con tutti. La pace è un’urgenza anche per gli italiani”, insiste. Raccontando che Mosca sarebbe pronta al dialogo con l’Occidente.

Letta: le iniziative della Lega sono un boomerang per l’Italia

La risposta di Enrico Letta non si fa attendere. “Le iniziative estemporanee di Salvini si sono rivelate un boomerang per l’Italia.  un danno per il nostro Paese e per la pace. Che Putin capirà quando ci vedrà tutti uniti. Se ci vede divisi, Putin continuerà la sua guerra”. E ancora: “Credo che Salvini si sia fatto male da solo. Il vero problema – insiste il segretario dem –  non è il danno a se stesso o alla Lega, che ci interessa di meno. Ma i danni alla reputazione dell’Italia. Che rischia di passare per un Paese poco serio e poco affidabile”. Sempre da Verona Salvini risponde a chi, tra gli alleati,  lo invita a farsi da parte. Che ci sta a fare al governo se non condivide la linea sulla guerra in Ucraina?

“Stare al governo è un atto di amore”

“Starci è un atto d’amore che ci costa. Non è facile ogni giorno ricevere gli insulti di Letta e Di Maio. Se la Lega ci sta è per difendere gli interessi dell’Italia”. A chiedere al leader del Carroccio lumi sulla sua permanenza a Palazzo Chigi è Enrico Borghi, parlamentare dem e membro del Copasir.  “Al senatore Salvini chiedo, al di fuori di ogni generico slogan, cosa intenda lui per ‘pace’. Rifiutare le sanzioni, contestare il sostegno alla resistenza ucraina, isolarci dai nostri alleati, è forse la strada di quella che lui chiama pace? O non è invece la strada della capitolazione dell’Ucraina? Si parla di pace. Sì, ma quale pace? Quella figlia della libertà di un popolo, o della occupazione di una Nazione? Non si possono chiamare con lo stesso nome cose diverse. E, soprattutto, qual è il prezzo della pace?”. E, per finire, “se noi siamo i guerrafondai, i venditori di armi, quelli con l’elmetto in testa, allora chiedo a Salvini: perché stai al governo con noi?“.

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