È Draghi e non Renzi il vero bersaglio di D’Alema. La sinistra si prepara alle barricate

3 Gen 2022 9:48 - di Valerio Falerni
D'Alema

Massimo D’Alema è politico troppo scafato per non prevedere il clamore che avrebbero suscitato le sue parole sul renzismo «malattia» del Pd. E per non metterne in conto gli effetti sulla strategia di Bersani e Speranza, ormai decisi a disfarsi di Articolo 1 per tornare all’ovile del Nazzareno. Più probabile, perciò, che D’Alema abbia usato le sue riflessioni su Renzi e il Pd come cortina fumogena per coprire il vero obiettivo delle sue parole: Mario Draghi. «L’idea che il presidente del Consiglio si autoelegga capo dello Stato e nomini un alto funzionario del Tesoro al suo posto mi sembra inadeguato per un grande Paese», aveva detto il lìder Maximo.

D’Alema evoca il semi-presidenzialismo di fatto

Più che una frecciatina – come l’ha definita l’Huffington Post – è una vera stroncatura che in un colpo solo impallina la strategia pro-Draghi di Enrico Letta, mette a nudo le ambizioni quirinalizie dell’attuale premier e, infine, disturba la manovra del ritorno a casa dei compagni di Articolo 1. Sì, perché D’Alema ha soppesato con cura tempi e parole della sua sortita. Ha parlato due ore dopo Bersani e, su Draghi, ha evocato un percorso che somiglia a quel semi-presidenzialismo di fatto vagheggiato nelle scorse settimane dal leghista Giorgetti. Evidenziarne la portata innovativa (quasi “eversiva“, alla luce del dettato costituzionale) davanti al popolo della sinistra, è come agitare un drappo rosso sotto gli occhi di un toro.

Una gauche di antico conio

E l’abilità di D’Alema di smuovere in profondità le visceri della sinistra è fin troppo nota. Niente di più facile dunque immaginare che voglia sfruttarne le difficoltà per ritagliarsi uno spazio in proprio in nome di un goscismo di antico conio. Gli spazi ci sarebbero: la pandemia sta producendo chiusure e licenziamenti e Letta è troppo concentrato su materie come il ddl Zan per accorgersene. D’Alema, insomma, vuole finalmente dire «qualcosa di sinistra» dopo che per anni il movimentismo alla Nanni Moretti lo ha additato come il garante occulto del berlusconismo. Troppo tardi? Si vedrà. In ogni caso, teniamolo d’occhio.

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