L’ultima follia della Ue: esproprio ecologista delle case, vietato venderle o fittarle se “inquinano”

10 Dic 2021 8:01 - di Lucio Meo
La Ue prepara la nuova direttiva sull'efficienza energetica della casa, attesa per il prossimo 14 dicembre. Una mazzata ulteriore

Incredibile Ue, sempre pronta a saltare addosso ai risparmi dei cittadini in nome del rigore o del politicamente corretto. Stavolta l’attacco è alla casa, il bene primario degli italiani e dei cittadini europei. L’ultima novità annunciata dalla Commissione europea è la nuova direttiva sull’efficienza energetica degli edifici, attesa per il prossimo 14 dicembre, con la quale, di fatto, si procede a una sorta di esproprio ecologista degli immobili “non a norma”. In funzione dell’efficienza energetica degli immobili, si vuole impedire la vendita o l’affitto di quelli che non superino determinati requisiti. La portata del rinnovo della classe energetica dovrebbe essere proporzionata allo stato di partenza dell’immobile, dovrà cioè essere fattibile rispetto alla categoria energetica di partenza. Saranno esclusi gli edifici storici. Stando alle anticipazioni si dovrebbe arrivare a regime nel 2033, anno dal quale sarà obbligatorio per chi acquista ristrutturare entro tre anni l’immobile.

La Ue e il divieto di vendere o fittare le case non ecologiche

Sarebbero 5 milioni gli edifici a rischio se la Ue portasse a termine il suo progetto sulla casa “ecologica”. Gli edifici sono suddivisi in 10 classi energetiche: la classe A di eccellenza a sua volta articolata in quattro sottoclassi e dalla B alla G, quella con prestazioni peggiori. Per conoscere la classificazione energetica di un edificio o di un immobile si ricorre all’APE, ovvero all’attestato di prestazione energetica, che è obbligatorio solo se si vuole vendere o locare un immobile o se lo si sottopone a ristrutturazioni agevolate dal fisco. Se la direttiva renderà obbligatorio che l’edificio sia classificato come A o B o C in Italia ci sarebbero non pochi problemi, perchè solo una parte degli edifici dispongono di un Ape, secondo l’Istat. Gli edifici residenziali in Italia sono circa 12,5 milioni: 7.160.000 sono precedenti al 1970 e l’attenzione alle tematiche energetiche prima della grande crisi petrolifera del 1973 era pressoché inesistente.

La protesta delle associazioni dei proprietari

“La Commissione europea vorrebbe condizionare la vendita e l’affitto degli immobili alla presenza di determinati standard energetici. La stessa Commissione Ue che ha chiesto all’Italia di aumentare le tasse sugli immobili, attraverso il catasto. Contro il primo pericolo, che porterebbe ad impedire l’esercizio dei più elementari diritti di un proprietario, Confedilizia si sta battendo in sede europea, attraverso l’Unione internazionale della proprietà immobiliare (Uipi), nella quale rappresentiamo l’Italia”, crive, in una nota, il presidente dell’associazione, Giorgio Spaziani Testa, nel parlare di “due attacchi dalla Ue al risparmio immobiliare”.

“Per scongiurare il secondo, ora deve pronunciarsi il Parlamento. Proprio oggi la Commissione Finanze della Camera inizia a parlare dell’articolo 6 della delega fiscale, quello contenente la revisione del catasto. L’unica strada è lo stralcio. Chi non lo chiederà, andrà annoverato tra i fautori di un ulteriore aumento delle tasse sugli immobili, prime case incluse”, conclude Spaziani Testa.

Sull’attacco della Ue alla casa, fa eco anche il Codacons: ”L’obbligo di rinnovo energetico prima della vendita per edifici e abitazioni è una idea ridicola che non potrebbe essere applicata in Italia. Non esiste alcun nesso tra il diritto di vendita di una proprietà privata e l’obbligo di efficientamento energetico che l’Ue vorrebbe mettere in capo ai proprietari di case -spiega il presidente Carlo Rienzi-. Un simile provvedimento, infatti, creerebbe un evidente squilibrio a danno di chi possiede una abitazione, porterebbe ad un rialzo ingiustificato dei prezzi delle case e bloccherebbe quasi del tutto il mercato immobiliare”. “Senza contare che una misura così ridicola e palesemente ingiusta verrebbe immediatamente bloccata dalla Corte Costituzionale e non potrebbe quindi essere attuata nel nostro paese”, conclude Rienzi.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *