I resti di un uomo crocifisso ritrovati in un villaggio inglese. Il supplizio in epoca romana era riservato agli schiavi
I resti di uno schiavo romano con un chiodo di ferro di circa cinque centimetri conficcato nell’osso del tallone sono stati trovati nel Cambridgeshire, in Inghilterra: si tratta del “miglior esempio al mondo di una crocifissione”, avvenuta circa 1.900 anni fa. Gli archeologi inglesi hanno portato alla luce lo scheletro durante gli scavi nel villaggio di Fenstanton nel 2017 ma gli esami scientifici si sono conclusi solo da poco. I risultati sono stati pubblicati ora nel nuovo numero della rivista “British Archaeology“, dove si precisa che i resti umani sono datati tra il 130 e il 337 d.C. in base al test del radiocarbonio.
“Questo è un ritrovamento straordinariamente importante, perché è solo la seconda scoperta di una vittima di crocifissione di epoca romana“, ha detto John Granger Cook, professore al LaGrange College in Georgia e autore di “Crucifixion in the Mediterranean World”. Cook stima che i romani abbiano usato la crocifissione, che uccideva le vittime attraverso l’asfissia, per giustiziare circa 100-150.000 persone prima che l’imperatore Costantino mettesse fuori legge la pratica nel 337 d.C. dopo la conversione al cristianesimo. Essendo un mezzo di punizione capitale particolarmente lungo e raccapricciante, si ritiene che la crocifissione fosse riservata agli schiavi e ai nemici dello stato.