Terremoto in Comunione e liberazione: l’addio di Juliàn Carròn suona come una sfida a Bergoglio

16 Nov 2021 16:28 - di Luisa Perri
Carròn

L’abbandono fragoroso di Julián Carròn dalla guida di Comunione e liberazione apre un nuovo fronte nel panorama già burrascoso del pontificato di Bergoglio.   

Una rottura, come nota Gian Guido Vecchi sul Corriere, che è nata prima tra i Memores Domini, i laici di Cl che, un po’ come i «Numerari» dell’Opus Dei, vivono seguendo i voti di povertà, castità e obbedienza, e di cui fanno parte tra gli altri anche Formigoni e le quattro suore laiche che assistono il papa emerito Benedetto XVI. Lo scontro aveva portato in settembre il pontefice a commissariare l’associazione di cui Carròn era anche assistente ecclesiastico. 

All’indomani delle dimissioni di don Julian Carron, presidente di Comunione e liberazione, che ha lasciato la presidenza dopo le nuove regole del Papa stabilite con un decreto di qualche mese fa, interviene nel dibattito il canonista padre Ottavio de Bertolis che, diritto alla mano, pur sottolineando che è “diritto-dovere” della Santa Sede intervenire, spiega anche che è proprio del diritto non omologare facendo di tutte le erbe un fascio.

Carròn ha lasciato con due anni di anticipo

“È indubitabile – osserva all’Adnkronos padre de Bertolis – che spetti alla Santa Sede la vigilanza sulle associazioni di fedeli e su quanto avviene nella Chiesa e nei movimenti. Il Papa ha diritto di intervenire per preservare la purezza della intuizione originaria e difendere i diritti dei fedeli anche all’interno delle associazioni e dei movimenti”. La necessità di un simile intervento, che crea non pochi mal di pancia all’interno dei movimenti anche all’indomani delle dimissioni, pure anticipate, del successore di don Giussani, sono dovute al fatto che, per dirla con de Bertolis, “per molti motivi si sono date situazioni nelle quali l’eccessiva permanenza nei ruoli apicali delle stesse persone ha determinato una stagnazione della vita comunitaria, non sempre conforme a quello che è il buon senso e soprattutto la disciplina della Chiesa. Questo del resto è un problema che investe anche il mondo civile con il necessario ricambio dato da nuove esperienze”.

Siamo davanti ad un repulisti, come lamenta qualcuno, o ad un tentativo di preservare il carisma? “Il punto – annota padre de Bertolis – è che la Santa Sede ha sempre il diritto di intervenire per preservare la purezza della disciplina ecclesiastica e in questo senso anche il carisma del fondatore. Ove si rivelasse che il carisma si è impantanato in situazioni di difficile risoluzione è certamente diritto della Sede Apostolica intervenire”.

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