Ma per intitolare una via a Pirandello o a Pennacchi ci vorrà ora il Gran Giurì antifascista?

23 Nov 2021 12:22 - di Annalisa Terranova
fascismo

L’Italia è il Paese dove una brutta legge in genere diventa una bandiera. E’ accaduto con la legge Zan. Potrebbe accadere con la proposta Pd-Leu (De Maria- Fornaro-Fiano) sulla toponomastica col bollino antifascista. Emanuele Fiano aveva già proposto, in passato, di vietare i gadget fascisti. Galera, insomma, per chi si compra i souvenir di Predappio. Era lo stesso periodo in cui Laura Boldrini proponeva di cancellare la scritta Dux dall’obelisco del Foro Italico.

Siamo dunque dentro lo stesso filone censorio destinato al fallimento. Perché secondo questo filone culturale bisogna rimuovere dalla memoria storica un fatto storico. Anziché storicizzarlo, il che farebbe finalmente cadere pregiudizi e apologie, lo si eternizza come nemico perenne . Ma al tempo stesso non si riesce ad eliminare questo “nemico”, anzi gli si conferisce una forza di attrazione aggiuntiva, come accade per tutti i fenomeni che persistono nel tempo. La politica dei divieti non funziona mai. La sentenza di Hegel valga come monito: “Tutto ciò che è reale è razionale”. Il fascismo è esistito, non si può cancellare.

Ma torniamo alla toponomastica. Da sempre terreno di contesa tra destra e sinistra. Le targhe sono il ricco bottino che i vincitori esibiscono pubblicamente. Ogni giorno. Non a caso a Roma, tanto per fare un esempio, c’è un lungo viale intitolato a Karl Marx e una piccola strada del quartiere Trionfale intitolata a Giovanni Gentile. Fino a quando resisterà? Appare sempre più forte la tentazione di istituire una sorta di Gran Giurì che in nome dell’antifascismo stabilisca ciò che può essere ricordato e ciò che non lo merita. I nomi che possono essere tramandati ai posteri e i nomi che vanno consegnati all’oblio.

Chiamiamolo pure wokismo all’italiana, un contagio che viene dalla culture woke degli atenei americani dove si mettono al bando autori e personaggi storici accusati di razzismo, misoginia e altre orribili nefandezze, ma colpevoli soprattutto di essere maschi e bianchi.  Come tutte le mode Usa, anche questa arriverà da noi a fare danni. E dovremo chiedere a questo improbabile Gran Giurì se è lecito o meno intitolare una via a Luigi Pirandello (che aderì al fascismo nel 1924, dopo il delitto Matteotti). Oppure se è consentito a Latina dedicare una strada allo scrittore Antonio Pennacchi, di recente scomparso, che ha vinto il premio Strega col suo Canale Mussolini. Anche lui un complice postumo del Duce?

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