CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

centri sociali

Antagonisti, centri sociali, black bloc: cambia il nome, la sostanza è la stessa. L’ipocrisia della sinistra

Politica - di Fulvio Carro - 7 Novembre 2021 - AGGIORNATO 15 Ottobre 2022 alle 18:03

“Fuoco alle frontiere” e “Cpr=lager”. Sono alcune delle scritte che spesso compaiono sui muri. Durante i cortei dei centri sociali, i manifestanti da sempre tirano uova di vernice, lanciano bottiglie e fanno esplodere petardi contro le forze dell’ordine. Ma per qualcuno non c’è scandalo, la sinistra preferisce tacere. Sono “ragazzi che sbagliano”. Tutt’al più, “estremisti”.

I militanti dei centri sociali e l’ipocrisia della sinistra

Caschi, passamontagna. Sbarre, bastoni e sassi. La storia di questi ultimi decenni lo insegna: gira e rigira a portarli sono sempre gli stessi, i militanti dei centri sociali. E a seconda dei casi si spostano a Roma, a Milano,a Torino. Dove c’è bisogno. O meglio, dove sentono odore di scontri. Nei periodi tranquilli pensano di decidere chi può parlare e chi no. A chi lanciare le uova e a chi le pietre. A chi gettare il letame. “Bravi ragazzi”, coccolati da alcuni sindaci, tollerati da alcune forze politiche. Vengono pure intervistati in tv. Microfono in mano offendono, insultano, pensano di essere i depositari della verità. Manifestano in nome della libertà di pensiero, anche se di pensiero ne hanno davvero poco. Pretendono però di tappare la bocca a chi ha idee diverse dalle loro, sempre con la scusa dell’antifascismo.

Senza regole e senza cultura

Non hanno regole, non conoscono nemmeno il nome di un filosofo, non sanno cosa sia l’Illuminismo e nemmeno il Romanticismo. Non distinguono Manzoni da Dante. In compenso, però, hanno imparato a memoria i testi dei rapper. Occupano con la prepotenza zone e appartamenti. «Diritto alla casa», dicono. «Diritto agli spazi», aggiungono con un linguaggio che non cambia da generazione a generazione. Identico, ripetitivo. Provengono dagli stessi ambienti, quelli perennemente sotto osservazione. Sì, li osservano. Ma tutto finisce lì.

Chiamateli con il loro nome: sono comunisti

Molti giornali evitano di dire quel che sono veramente, e cioè “militanti di sinistra”, pugno chiuso, falce e martello. In una parola: comunisti. E allora spunta il prontuario per evitare di chiamarli così: a seconda dei casi diventano anarchici, teste matte, sfascisti, antagonisti, No Tav, No global, resistenziali, ribelli. E soprattutto black bloc, il termine più comodo. Nove etichette per un solo vino. Il peggiore in commercio.

Non ci sono commenti, inizia una discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Fulvio Carro - 7 Novembre 2021