Covid, ecco chi si ammala più gravemente: sono gli “autoanticorpi” a finire sotto accusa

1 Set 2021 9:17 - di Liliana Giobbi
autoanticorpi

Si chiamano autoanticorpi. E neutralizzano delle molecole (gli interferoni) che hanno un ruolo essenziale nella corretta risposta immunitaria a Covid. Le persone che li hanno tendono ad ammalarsi di forme particolarmente gravi della malattia da coronavirus. A gettare luce su questo meccanismo sono due lavori apparsi su “Science Immunology”. Lavori che potranno avere importanti ricadute anche nella gestione clinica della malattia. Riportano i risultati dello studio di un consorzio internazionale di ricercatori, in cui figura anche un importante contributo italiano.

La presenza di autoanticorpi

A dare linfa alla ricerca degli scienziati è stato anche il super archivio “Storm” dei pazienti Covid. A coordinarlo è l’università di Milano-Bicocca in sinergia con l’Asst di Monza. Emerge che la prevalenza degli interferoni di tipo I aumenta oltre i 60 anni d’età, E questi sono alla base di circa il 20% di tutti i casi fatali di Covid-19. Ma c’è un dato ritenuto cruciale dagli esperti. La ricerca infatti mostra che la presenza di autoanticorpi precede l’insorgenza di Covid-19. Questo permetterebbe di giocare d’anticipo, con vaccini e trattamenti precoci basati sull’uso di anticorpi monoclonali.

Implicazione terapeutiche importanti

A parlare sono Paolo Bonfanti, professore di Malattie infettive di Milano-Bicocca, e Andrea Biondi, professore di Pediatria dello stesso ateneo. «I risultati», affermano, «potrebbero avere implicazioni terapeutiche molto importanti. Anzitutto la ricerca degli anticorpi anti-interferone potrebbe divenire un test di screening». Questo, vista la discreta frequenza di questi autoanticorpi nella popolazione generale con il progredire dell’età.

I pazienti con autoanticorpi

«In secondo luogo, i pazienti con autoanticorpi contro l’interferone di tipo I dovrebbero essere vaccinati contro Covid prioritariamente. E infine, in caso di infezione da Sars-CoV-2, le persone non ancora vaccinate – in cui fosse rilevata la presenza di questi autoanticorpi -dovrebbero essere ricoverate in ospedale per una corretta gestione clinica. Il trattamento precoce con anticorpi monoclonali potrebbe essere somministrato in questi pazienti prima che compaiono sintomi di polmonite da Covid».

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