Il mondo alla rovescia di Vendola: siccome lo hanno condannato, torna sulla scena politica

11 Giu 2021 14:16 - di Luciana Delli Colli
vendola

Lo hanno condannato a tre anni e sei mesi per concussione, nell’ambito del processo ex Ilva. Ma per Nichi Vendola questo è comunque, lo stesso, il momento di tornare sulla scena politica. Con una missione: «Elevare il dibattito pubblico». Ad annunciarlo è stato lui stesso con un lungo post sulla sua pagina Facebook, dal quale sembra proprio che la condanna abbia fatto da stimolo, più che da dissuasore per questo ritorno in campo.

Vendola: «Torno dall’esilio in cui avevo scelto di stare»

«Nell’attesa che la giustizia completi il suo cammino, senza mai sottrarmi al vaglio critico dell’autorità giudiziaria, riprendo la parola, tornando dall’esilio in cui avevo scelto di stare», ha scritto Vendola, sostenendo che questo “ritiro a vita privata” era stato dovuto proprio al «coinvolgimento, per me drammatico e inatteso, nell’inchiesta sull’Ilva». «In questi anni – ha aggiunto – ho scelto di difendermi nel processo e non dal processo, rinunciando anche a reagire alla campagna politico-mediatica che si è svolta parallelamente allo stesso».

La «guerra dei trent’anni tra potere politico e giudiziario»

Dunque, in qualche modo sembra che Vendola si sia “immolato” sull’altare del silenzio, in nome di un bene superiore. «Penso – ha scritto – che il trasferimento dei processi dai tribunali ai talk show e la conseguente pressione mediatica nuocciano alla giustizia. Penso che la “guerra dei trent’anni” tra potere politico e potere giudiziario abbia fatto male alla nostra democrazia, diventando l’alibi che ha di fatto impedito una seria riforma della politica e della giustizia. Tuttavia io sono stato in disparte, anche perché l’unica ricchezza che ho cumulato nella mia vita è la reputazione». «Per me l’immagine e il senso di una storia di militanza cominciata all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso, cioè cinquant’anni fa. Io attendevo dalla Corte di Taranto, dopo 8 anni di processo, di essere restituito a questa storia e all’assoluta correttezza delle mie azioni. Così non è stato. Aspetterò l’esito dell’Appello con la stessa convinzione».

La missione di Vendola: «Elevare il dibattito pubblico»

«Ma a differenza degli anni passati – ha aggiunto Vendola – non rinuncerò a parlare delle cose che mi stanno più a cuore. Sia pure dai margini della scena, vorrei continuare a offrire un punto di vista che deriva da un’inesausta passione politica». Insomma, benché si ritenesse innocente, Vendola finora ha scelto di tacere. Ora che, invece, lo hanno condannato, ritiene di dover offrire il suo punto di vista alla comunità. Con una missione alta: «Credo sia urgente elevare il livello del dibattito pubblico alla luce delle lezioni della pandemia, che disvelano la fragilità dell’esistenza umana, ma anche la follia di un modello di sviluppo incentrato sul dominio del profitto e sull’irresponsabilità ambientale, e che ad oggi vedono come effetto dirompente il moltiplicarsi delle disuguaglianze».

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