Non tutto fila liscio. Dietro i sorrisi e le foto opportunity si confermano distanze e distingui tra i grandi del Mondo riuniti in Cornovaglia. Sulla seconda giornata di lavori del G7 a Carbis Bay (in serata il bilaterale tra il presidente Usa Joe Biden e Mario Draghi) irrompe il dossier Brexit. Fuori sessione ma presente nei colloqui a margine. Che torna a far litigare il padrone di casa, Boris Johnson, con la Ue per la questione nord-irlandese mai risolta.
La Cina divide il G7, la voce grossa di Biden
Ma soprattutto la ‘questione cinese’, la violazione dei diritti e la concorrenza sleale di Pechino. In cima all’agenda e ai pensieri di Biden. Ma che divide il G7. Da una parte il presidente Usa, che fa fronte con il premier britannico e quello canadese Justin Trudeau per promuovere misure più dure. Dall’altra la Ue. In particolare la cancelliera Angela Merkel e Mario Draghi. Molto più cauti e interessati a enfatizzare le possibili aree di cooperazione con Pechino. Almeno stando alle ricostruzioni dei media americani che parlano di discussione ‘interessante’ con ‘differenti posizioni”.
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Draghi e la Merkel più cauti
Il nodo non riguarda tanto la minaccia posta dalla Cina, ma la reazione. Fra le ipotesi discusse, la creazione di una task force
. Caldeggiata dalla cancelliera tedesca per mettere in cima all’agenda il clima e gli scambi commerciali. Il tentennamento di Draghi del resto non è difficile da spiegare. Il premier italiano ha i suoi problemi in casa. Vista la coabitazione forzata a Palazzo Chigi con i 5Stelle, tentati dal fascino delle repubblica comunista cinese. E dal regime di Xi Jinping. Come dimostra il faccia a faccia di Grillo con l’ambasciatore cinese e l’imbarazzato forfait di Conte dell’ultimo minuto.Usa: azioni concrete contro il lavoro forzato
“Il punto – ha detto un funzionario Casa Bianca – è mandare un netto segnale che il G7 è serio sulla questione della difesa dei diritti umani. E che dobbiamo lavorare insieme per sradicare il lavoro forzato dai nostri prodotti”. Insomma Biden ha intenzione di alzare la voce. E fare pressioni sugli altri leader per un’azione concreta sul lavoro forzato
. “Per chiarire al mondo che noi crediamo che queste pratiche siano un affronto alla dignità ed un clamoroso esempio della competizione economica sleale della Cina. Per questo è cruciale che denunciamo l’uso del lavoro forzato in Xinjiang”, prosegue il funzionario. “E adottiamo azioni concrete per assicurare che la catena dell’approvvigionamento globale sia libera dal lavoro forzato”.La reazione dei 7 grandi alla via della Seta
Si chiama Build back better world ( ricostruire un mondo migliore), il piano globale per le infrastrutture, proposto su iniziativa americana, che i leader del G7 lanciano dal vertice della Cornovaglia. Obiettivo: una competizione strategica con la Cina e l’impegno ad azioni concrete “per venire incontro all’enorme esigenza di infrastrutture nei Paesi a basso e medio reddito”. Così un comunicato della delegazione Usa in risposta alla Via della Seta lanciata dalla Cina. “Abbiamo visto – si legge ancora – il governo cinese mostrare una mancanza di trasparenza, bassi standard ambientali e per leggi di lavoro ed un approccio che ha lasciato molti Paesi in condizioni peggiori“.