Droga, la mafia nigeriana sempre più radicata: a Caltanissetta “spodesta” anche quella locale

10 Giu 2021 13:26 - di Natalia Delfino
mafia nigeriana

Una organizzazione ramificata, in stretto collegamento con i clan radicati in altre città come Torino, Roma, Palermo, Napoli e Catania: è la cellula della mafia nigeriana che gestiva il traffico di droga nel centro storico di Caltanissetta. I carabinieri hanno arrestato 16 persone, delle quali 14 nigeriani e due italiani, accertandone l’appartenenza al gruppo criminale chiamato “Ika Rima”, una articolazione della storica organizzazione cultista “Eiye”, che mantiene la sua “casa madre” in Nigeria ed è ormai fortemente radicata anche in Italia e in Europa, dove gestisce principalmente il traffico di droga e il controllo della prostituzione.

La comunità nigeriana come «ufficio di collocamento»

«È accertato il collegamento con gli ambienti della mafia nigeriana che, in Italia, ha già diverse ramificazioni a Torino, Roma, Palermo e Catania», hanno spiegato gli investigatori, illustrando anche il modus operandi dell’organizzazione. La droga arrivava da Napoli, Palermo e Catania e per trasportarla l’organizzazione criminale nigeriana si serviva di corrieri, quasi sempre molto giovani e alcuni incensurati, che ingerivano gli ovuli e poi viaggiavano su pullman e treni. I corrieri, hanno chiarito ancora gli investigatori, venivano reclutati all’interno della comunità nigeriana, con particolare riferimento all’etnia tribale della città di origine, «diventata per l’organizzazione un ufficio di collocamento».

La mafia nigeriana e il canale dell’immigrazione

«La confraternita ha trovato appoggio logistico da alcuni connazionali nel centro storico di Caltanissetta, dove si attesta la presenza di un elevato numero di extracomunitari di diverse etnie, alcuni dei quali vi si sono stabiliti dopo un periodo di forzata permanenza nel Cara di Pian del Lago», hanno gli investigatori dell’Arma, chiarendo che di non aver riscontrato nel corso delle indagini non sono stati riscontrati collegamenti o contrasti con appartenenti alla criminalità organizzata nissena. È emersa, invece, una «ampia autonomia di movimento e di controllo del traffico di stupefacenti nel centro storico della città da parte della comunità nigeriana».

I “pranzi della domenica” per decidere traffico e spaccio

Durante le indagini, scattate a fine 2019 e andate avanti per oltre un anno con il sequestro di droga che avrebbe fruttato oltre un milione di euro, è emerso come alcuni cittadini nigeriani erano soliti riunirsi tutte le domeniche in alcune abitazioni, apparentemente per incontri di comunità. In realtà partecipavano alle riunioni del gruppo criminale, con ben definite regole per l’adesione dei partecipanti presieduti da un capo chiamato “chairman”. Durante gli incontri venivano concordare le strategie di approvvigionamento e la successiva distribuzione della droga in città. I carabinieri hanno anche sequestrato un libro mastro che, oltre ai conti dell’organizzazione, conteneva anche la codificazione delle regole del gruppo, tra cui le varie fasi dei rituali da seguire per la celebrazione delle riunioni che comprendevano per esempio l’esaltazione del nome “Ika Rima”.

Alle origini della mafia nigeriana

La confraternita denominata “The Supreme Eiye confraternity”, alla quale si riferisce Ika Rima, nasce all’università di Ibadan, nello stato di Oyo (Nigeria), in seguito a una scissione interna alla Black Axe, assumendo la denominazione attuale, ma è conosciuta anche come National Association of Air Lords. Fondata con l’intento di promuovere lo sviluppo e la cultura africana in contrapposizione alla politica colonialista imperiale, come le altre confraternite abbandonò presto i campus universitari e gli iniziali scopi a sfondo sociale per trasformarsi, sin dagli anni 70/80, in un’organizzazione segreta e criminale. Con i flussi migratori i suoi membri iniziarono a stabilirsi all’estero e a fare proselitismo, replicando i riti, usanze e strutture gerarchiche proprie delle confraternite.

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