Gli ex terroristi davanti al giudice francese. Tutti rifiutano l’estradizione: “Tengo famiglia”

6 Mag 2021 10:15 - di Gigliola Bardi
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Iniziate con due ore di ritardo rispetto al previsto, le udienze per gli ex terroristi italiani fermati in Francia, che si sono tenute ieri sera alla Corte d’Appello di Parigi, sono state una carrellata di suppliche più o meno argomentate per dire no all’estradizione. Davanti all’avvocato di Stato, Clarisse Taron, hanno sfilato uno dietro l’altro l’ex militante di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani; le ex militanti delle Brigate Rosse, Roberta Cappelli e Marina Petrella; l’ex membro dell’organizzazione dei Nuclei armati, Narciso Manenti; dell’ex militante dei Proletari armati Luca Bergamin e l’ex Br, Giovanni Alimonti, tutti rappresentati dalla storica avvocatessa francese Irene Terrel. E, ancora, l’ex militante delle Br, Sergio Tornaghi, difeso dall’avvocato Antoine Comte; l’ex militante delle Brigate Rosse, Enzo Cavitti, difeso dall’avvocato Jean-Louis Chalanset; l’ex militante di Autonomia Operaia, Raffaele Ventura, difeso dall’avvocato francese Jean-Pierre Mignard. Assente, perché latitante, l’ex brigatista, Maurizio Di Marzio.

«Scappai pensando a mia figlia. Ora sono malato»

Tutti hanno rifiutato l’estradizione con una serie di argomentazioni delle quali ha dato conto Repubblica, con un articolo della corrispondente da Parigi Anais Ginori. «Mi sono sempre dichiarato innocente e continuerò a farlo», sono state le parole di Giorgio Pietrostefani, riportate da Repubblica. Condannato per l’omicidio Calabresi, l’ex dirigente di Lotta Continua ha detto che «ci sono stati molti processi, sette gradi di giudizio. A volte abbiamo vinto, altre perso». «Ero già in Francia – ha aggiunto – quando (nel 1997, ndr) ho deciso di tornare per affrontare il processo. Quando ho capito che la decisione sarebbe stata negativa – ha aggiunto – ho pensato a mia figlia». «Ora è cresciuta, si è sposata, sta bene. Ma poi ho avuto una brutta malattia. Mi hanno trapiantato il fegato. Ogni tre mesi devo fare ricovero in ospedale», ha concluso, rigettando l’ipotesi dell’estradizione.

Gli ex terroristi, «sorpresi», rifiutano l’estradizione

Il primo a comparire davanti alla Corte è stato Sergio Tornaghi. Condannato all’ergastolo per omicidio, l’ex brigatista ha risposto «assolutamente no» alla domanda se accettasse l’estradizione. «Le accuse che mi sono rivolte sono infondate e la mia condanna è eccessivamente punitiva», ha poi argomentato Tornaghi. Enzo Calvitti, anche lui ex Br, si è detto «sorpreso da quello che sta succedendo», commentando la decisione del presidente Emmanuel Macron di aprire alle estradizioni. Più diretto Luigi Bergamin. Per l’ex Pac, la stessa formazione di Cesare Battisti, «con tutto il rispetto per la Corte non si capisce la legittimità della cosiddetta operazione Ombre Rosse che ha portato all’arresto di dieci italiani in Francia da decenni».

Petrella irriducibile e Cappelli «grata» alla Francia

L’ex brigatista Marina Petrella, condannata all’ergastolo per omicidio, ha detto poi di essere «sconvolta» dalla nuova procedura e ha attribuito a una «responsabilità collettiva» i crimini per i quali ha ricordato di aver trascorso otto anni in carcere. L’ex Br ha quindi parlato di «esilio», sostenendo che si tratta di «una forma di espiazione permanente che non prevede né riduzione di pene né grazia» e rifiutando di parlare in qualsiasi modo di pentimento. Dopo di lei è stato il turno dell’altra donna del gruppo ed ex brigatista Roberta Cappelli, che ha discettato della dottrina Mitterrand, esprimendo «la mia gratitudine per l’accoglienza che ho ricevuto in Francia e per chi ha capito la nostra storia, non in modo compiacente come dicono alcuni, ma immaginando una traiettoria diversa da quella unicamente penale».

Manenti e il “tengo famiglia”

Qualcuno, come Narciso Manenti, ex militante dei Nuclei armati per il contropotere territoriale, ha deciso di puntare sui sentimenti familiari. «Ho tre figli, una nipotina», ha detto Manenti, che fu condannato all’ergastolo per l’omicidio di un carabiniere, freddato davanti al figlio adolescente. Raffaele Ventura, condannato all’ergastolo per concorso morale nell’omicidio di un carabiniere, si è presentato davanti alla Corte nelle vesti di bravo cittadino francese. «Ho giurato di rispettare i principi della République quindi ho fiducia e mi rimetto a voi», ha detto leggendo, come riportato da Repubblica, un foglietto e tenendo a precisare che non faceva parte delle Br. Militò nelle Formazioni Comuniste Combattenti.

Nessuna sfilata alle prossime udienze

Quella di ieri promette di essere l’ultima sfilata di ex terroristi. Le prossime udienze, infatti, si svolgeranno in date diverse, a giugno. Il 9 di quel mese, secondo quanto riferito dall’avvocato Jean-Louis Chalanset, sarà la volta di Calvitti. «È troppo presto e non abbiamo ancora avuto accesso a tutti i documenti. Non c’è abbastanza tempo per studiare il dossier», ha detto il legale, ribadendo che Calvitti, proprio come tutti gli altri ex terroristi, «ha rifiutato l’estradizione».

(In foto Giorgio Pietrostefani)

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