Beppe Grillo e il M5s ora hanno un problema: rimediare uno stipendio per Conte

2 Apr 2021 10:28 - di Luisa Perri
Conte stipendio

Giuseppe Conte da Avvocato del popolo a Mantenuto dal popolo (secondo il criterio grillino che contesta i “professionisti della politica”), il passo è inevitabile. Come riporta Libero quotidiano Beppe Grillo e il M5s hanno un problema: Conte è rimasto senza stipendio.

Non può più insegnare all’università

Poco più di un mese fa, precisamente il 26 febbraio scorso Conte aveva declamato la lectio magistralis alla sua Università di Firenze. Il rientro in cattedra gli garantiva uno stipendio, dopo l’addio a Palazzo Chigi. Ma ora, a causa della legge 382 del 1980 – che riguarda ogni «segretario o presidente di un partito che ha rappresentanti in Parlamento» – sarà costretto, inevitabilmente, ad una nuova aspettativa automatica obbligatoria «per incompatibilità». Aspettativa senza retribuzione.

Conte senza stipendio e come avvocato rischia il conflitto d’interessi

E questo, osserva il quotidiano, è il problema. Infatti, Conte non può insegnare, ma non essendo parlamentare non è retribuito come tale. In teoria, potrebbe lavorare come avvocato. Ma un partito che è nato denunciando i conflitti d’interesse di Berlusconi potrebbe avere un leader che a ogni parcella rischierebbe il conflitto d’interessi?

Per Libero, «Conte non può accedere agli indennizzi del decreto Ristori o del decreto Sostegni per partite Iva, vuoi perché appartiene a un ordine professionale, vuoi perché non può far riferimento al 30% in meno del fatturato sull’attività professionale dell’anno precedente perché, banalmente, faceva un altro lavoro».

L’ipotesi del collegio paracadute

Una soluzione? Conte l’aveva individuata da tempo. In autunno sono calendarizzate le elezioni supplettive per la Camera, per raccogliere il posto lasciato libero dall’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, dimessosi a novembre per assumere l’incarico di presidente di Unicredit. C’è il collegio, quello uninominale di Siena, il numero 12 della Toscana, che comprende il capoluogo di provincia e altri trentacinque comuni vicini.

La candidatura dell’ex premier era stata vagliata prima all’interno del Movimento, poi proposta a Goffredo Bettini, che l’aveva sottoposta alla allora segreteria del Pd di Zingaretti. Conte sarebbe stato dunque un candidato unico per una alleanza che è sempre più orientata a diventare strutturale. Ma proprio i dem toscani avevano alzato le barricate. Ora, con Enrico Letta segretario, proprio il leader dem è il candidato più accreditato a quel seggio. E comunque, fino all’autunno, il problema resta: Grillo e M5s dovranno trovare un reddito all’ex avvocato del popolo.

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