Vaccini, l’insidioso tweet di Vespa spiazza il governo: magistrati più a rischio dei fruttivendoli?

15 Mar 2021 12:37 - di Chiara Volpi
vaccini Vespa spiazza il governo

Vaccini, l’ultimo insidioso tweet di Vespa, rivolto a mo’ di appello al governo Draghi, spiazza tutti. Risuona come un duro monito. E, attraverso un interrogativo enigmatico, induce a riflettere sulla necessità di una maggiore equità del piano vaccinale. Perché davvero, si chiede lo storico conduttore di Porta a porta, «un magistrato è più a rischio di un fruttivendolo?». Che fuori dalle righe e dalla metafora emblematica, risuonerebbe: i criteri adottati per fissare tempistiche e modalità delle vaccinazioni, rispettano davvero un principio di equanimità? O serve aggiustare il tiro?

Vaccini, l’insidioso tweet di Vespa spiazza il governo

Se lo domanda, con toni particolarmente incisivi come quelli d’obbligo in una situazione emergenziale come quella che stiamo vivendo ormai ininterrottamente da un anno a questa parte, Bruno Vespa. Il quale, con garbata veemenza, torna sul tema delle categorie prioritarie per il vaccino anti-Covid: uno degli argomenti più sviscerati nell’edizione in corso del suo storico programma di Raiuno. E sempre più spesso al centro delle sue analisi giornalistiche su Il Giorno. Come dei tweet di Vespa. Insomma, un argomento rispetto al quale il celebre volto Rai si mostra più sensibile e polemico che mai. Rispetto al quale, entrando nel merito di osservazioni e lacune, in un tweet incalza: «Perché vengono vaccinati magistrati e docenti universitari con contratti di poche ore, magari a distanza, e non ancora milioni di ottantenni?». Concludendo con un appello che risuona come un monito: «Basta al far west regionale. Il governo di Mario Draghi centralizzi e riporti equità».

Vaccini, l’appello di Vespa che sul web risuona come un monito

Del resto, che gli ultimi interventi di Bruno Vespa in particolare siano centrati sul piano vaccinale, decollato a tentoni e a cui la nomina del generale Figliolo punta a dare rapidità ed efficacia d’intenti non è una novità. Come conferma anche l’editoriale di sabato 13 marzo su Il Giorno firmato dal padrone di casa di Porta a porta quando ancora non si sono spenti gli echi polemici generati da un altro tweet, risuonato nell’etere come una bordata – stavolta – inferta al Conte bis: «Ci voleva un banchiere per militarizzare il piano di vaccinazioni. Alla buon’ora»… Dunque i tempi delle vaccinazioni: solito tallone d’Achille di un progetto perennemente in fieri. Che porta vespa a scrivere nel suo intervento stampa di 2 giorni fa: «Contando i sei milioni di vaccini già fatti, avere di qui a fine aprile 25 milioni di vaccinati e 40 milioni a maggio tra prima e seconda dose sarebbe un risultato straordinario. Chiedendo magari, per salvare la decenza, che magistrati, avvocati e professori a contratto da poche lezioni a distanza (spero vivamente che i giornalisti non osino proporsi) diano per favore la precedenza ai milioni di ottantenni ancora in attesa».

Vaccinazioni, Vespa: la stoccata in punta di fioretto a Selvaggia Lucarelli

Tutto molto chiaro, insomma. Compresa la stoccata assestata tra le righe a Selvaggia Lucarelli. La quale, come noto, ha scatenato il putiferio sostenendo la necessità di far rientrare i giornalisti tra le categorie prioritarie da immunizzare da virus e varianti. Un accenno mimetizzato ad arte, quello di Vespa, che risponde alle strumentali recriminazioni di molti. E che, al tempo stesso, sollecita gli addetti ai lavori al governo. Anche perché, come nota sempre lo scaltro cronista e polemista, mentre noi ci arrovelliamo ancora su fasce deboli e categorie prioritarie, negli Stati Uniti Biden ha già vaccinato oltre un quarto della popolazione americana. E, rileva Vespa a proposito di un confronto con gli Usa, ha «proibito le esportazioni di vaccini, gridando alla Trump “prima gli americani”. Guai se una fiala prodotta in Europa uscisse dall’Europa». Ma questa è ancora un’altra storia…

 

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