Giannini si scusa con Giorgia Meloni: articolo ottimo ma quel passaggio su Ginevra…

7 Feb 2021 17:18 - di Adele Sirocchi
Giorgia Meloni Giannini

Un ritratto di Giorgia Meloni sulla Stampa solleva un caso. Era necessario il passaggio in cui s’invade la privacy della leader di Fratelli d’Italia? No, non era necessario. E infatti non sono mancate le reazioni e le critiche all’articolo firmato da Alberto Mattioli.

Il passaggio criticato dell’articolo su Giorgia Meloni

Ecco il passaggio dell’articolo che ha fatto scalpore: “Populista in politica, popolare nella pubblica opinione, è popolana nei modi, anche scherzandoci su come quando dalla sinistra chic le diedero della «pesciarola» e lei esibì sui social un gran vassoio di pesce strillando: «Quanto siete lontani dalla gggente». Idem per il romanesco, i souvenir dell’infanzia difficile alla Garbatella, le parolacce quando servono, il gusto della battuta (girando con le stampelle per un incidente, «dico no a un governo zoppo»), insomma tutta la costruzione del personaggio Meloni. Comprensivo di sensi di colpa perché la politica la tiene lontana dalla figlia piccola, Ginevra, prodotta con la collaborazione del compagno autore Mediaset di quattro anni più giovane e mai sposato (però è curioso: tutti questi campioni della famiglia tradizionale ne hanno una irregolare, almeno davanti a Dio. Lei però ribatte che è colpa di lui, che non vuole sposarsi).

Le scuse del direttore Massimo Giannini

Passano poche ore, fioccano le indignate prese di posizione degli esponenti di FdI e arrivano le scuse del direttore Massimo Giannini, da poche settimane protagonista di un acceso botta e risposta sull’impresentabilità della stessa Meloni.

In un pur ottimo articolo su Meloni e sul no al governo Draghi, oggi su La Stampa il nostro Alberto Mattioli usa parole inappropriate in un passaggio su sua figlia Ginevra. Ce ne scusiamo con la leader di Fdi. Non è il nostro stile“, scrive Giannini in un tweet.

Ma ora i bambini sono prodotti?

Possibile che un bravo giornalista non abbia pensato che la frase rivolta alla bambina “prodotta con la collaborazione di” come se fosse una borsetta o un paio di scarpe o un barattolo di pomodori non era né congrua né opportuna?  Voleva esserci dunque un intento denigratorio e offensivo. A meno che non si tratti della neolingua politicamente corretta per la quale i bambini sono prodotti in collaborazione, come in una fabbrica, non più nati da un atto d’amore di un uomo e di una donna. C’è tutta una filosofia, insomma, dietro quel participio passato “prodotta”. Così come l’accenno al senso di colpa di una madre che fa politica sta lì a violare ogni standard del linguaggio antisessista. Ma di una Ursula von der Layen (sette figli) La Stampa avrebbe scritto lo stesso? Di sicuro no. Commenta Guido Crosetto su Twitter: “Alberto Ronchey, Alessandro Galante Garrone, Luigi Firpo, Norberto Bobbio, Giovanni Arpino, Guido Ceronetti, Arrigo Levi, Carlo Casalegno, Fruttero e Lucentini, Lietta Tornabuoni, Igor Man, Oreste Del Buono, Giovanni ed Umberto Agnelli…..chissà che direbbero del loro giornale”.

 

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