Marocchini vendevano “mogli italiane” per 13mila euro: così regolarizzavano i migranti dall’Africa

9 Dic 2020 17:20 - di Luisa Perri
mogli italiane

Vendevano “mogli italiane” fittizie per regolarizzare i migranti africani nel nostro Paese. Le reclutavano tra le donne siciliane in condizioni particolarmente disagiate. E avevano anche un tariffario. Tredicimila euro tutto compreso.

A Messina in manette 16 persone

La Guardia di Finanza di Messina ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 16 persone (5 dei quali in carcere e 11 agli arresti domiciliari), promotori e membri di due gruppi criminali, con base a Messina, dediti al favoreggiamento dell’ingresso/permanenza clandestina di extracomunitari irregolari sul territorio italiano. Le indagini, sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia peloritana, hanno permesso di far luce su uno strutturato sistema illecito, finalizzato all’organizzazione di matrimoni fittizi italiani e stranieri (marocchini, algerini e tunisini), con lo scopo di conseguire la carta di soggiorno per motivi di famiglia, essenziale per l’ingresso e/o la permanenza nel territorio dello Stato, ovvero per “sanare” la posizione di quelli destinatari di decreti di espulsione, gia’ emanati dalla Prefettura e resi esecutivi dalla Questura.

Un’organizzaione criminale tra la Sicilia e il Nord Africa

In particolare, le indagini sono partite in seguito a false dichiarazioni rese da cittadini italiani a pubblici ufficiali, con specifico riferimento allo status di nubile. Ripetitività di testimoni di nozze o interpreti stranieri. Reiterate parentele tra testimoni e sposi. Tutto molto sospetto. Da qui l’ipotesi di una vera e propria associazione a delinquere tesa all’organizzazione illecita dei matrimoni. Le mogli italiane, ma in alcuni casi anche i mariti italiani, erano davvero poco credibili.

Nel dettaglio e’ emersa l’operativita’ di due collaudate organizzazioni criminali, da tempo attive a Messina e con consolidate ramificazioni in Marocco, facenti capo a due marocchini: E.A.A. detto Samir, 36 anni e C.A. detto Abramocl, 51 anni.

Erano proprio i due marocchini, infatti, che si occupavano, nello specifico, di organizzare i viaggi in Marocco degli sposi fittizi, di assistere i promessi sposi durante il disbrigo di tutte le pratiche burocratiche, antecedenti e successive, al fittizio matrimonio: dalle pubblicazioni al rito nuziale, sino alla fase finale quando, ottenuto l’illecito scopo, si procedeva alla separazione ed al divorzio. I due wedding planner internazionali, tuttavia, non operavano da soli, potendo contare su una strutturata organizzazione, articolata su piu’ livelli, con ruoli interscambiabili in funzione delle necessita’: un primo livello, costituito da fidati collaboratori,tutti marocchini, E.H.O. 37 anni, E.Y. 20 anni, S.K.O. 37 anni, E.F.R. 55 anni, R.I. 49 anni e E.A.E.H. 42 anni, incaricati: di reclutare i falsi sposi; di curare l’adempimento delle procedure burocratiche relative alla preparazione del matrimonio e alle successive fasi necessarie per l’ottenimento della documentazione a favore dei cittadini extracomunitari.

Le mogli italiane portate in Marocco

In questo contesto si inseriscono stabili riferimenti anche in territorio marocchino, deputati a coadiuvare l’attivita’ di rilascio dei documenti necessari alla celebrazione dei matrimoni in Marocco, presso il Consolato Generale d’Italia a Casablanca, come la marocchina Z.L. detta Sara di 51 anni e la figlia L.M. 26 anni. Un secondo livello, composto da affezionati testimoni di nozze e interpreti; un terzo livello, infine, rappresentato da una fitta rete di italiani, principalmente donne, versanti in condizioni disagiate che venivano coinvolte, prima, per essere destinate a false nozze, per poi, successivamente, divenire volano per nuovi illeciti affari, quali reclutatori di ulteriore persone da indirizzare verso ulteriori matrimoni falsi: gli italiani T.A. 45 anni, B.L. 55 anni,, V.R. 29 anni,, O.A.25 anni, A.A. 28 anni, G.S. 23 anni, A.E. 23 anni.

Le Fiamme Gialle peloritane hanno riscontrato come nulla venisse lasciato al caso, in una spirale infinita dell’illecito, dal 2016 e ancora attivo. Prima di giungere alla stipula del contratto di matrimonio, infatti, gli organizzatori adottavano ogni possibile cautela per accreditare la fittizia convivenza dei novelli sposi. Di qui la necessita’ di individuare un locale da adibire ad “abitazione coniugale”, in modo che entrambi i coniugi vi portassero la rispettiva residenza anagrafica. A tal riguardo, erano gli stessi capi a dare consigli su come comportarsi con gli accertatori dei Vigili Urbani durante la verifica della convivenza.

Nel pacchetto delle mogli italiane anche la finta festa di nozze

Proseguendo, dopo la celebrazione del matrimonio, che non prevedeva, ovviamente, alcun festeggiamento (tranne per qualche sporadico caso in cui e’ stata simulata una festicciola fittizia), l’extracomunitario richiedeva il permesso di soggiorno al competente Ufficio della Questura di Messina. Il personale dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Messina, quindi, al fine di vagliare la richiesta, chiamava la coppia per rivolgere alcune domande in merito al loro rapporto, alla loro conoscenza e quant’altro utile a verificare la veridicita’ dell’unione coniugale.

Anche su tale aspetto, gli organizzatori intervenivano direttamente, giungendo ad indottrinare i coniugi sulle risposte da fornire. Finanche l’acquisto delle fedi nuziali, reperite al costo di 1 euro da negozi cinesi, era gestito dall’organizzazione, per essere poi fornite agli sposi.

L’organizzazione si era allargata anche in Germania

Tutto avveniva con un costo standardizzato, secondo un tariffario prestabilito: 10.000 euro circa corrisposti dallo straniero all’organizzazione, in contanti o attraverso i servizi di Money Transfer, materialmente eseguiti da persone apparentemente non coinvolti nella vicenda ma contigui ai membri del sodalizio criminale; 2-3 mila euro allo sposo/a fittizio; somme inferiori per intermediari, testimoni di nozze ed interprete, il tutto per un giro d’affari documentato nel corso delle indagini pari ad oltre 160 mila euro.

Uno dei destinatari del provvedimento e’ stato localizzato in Germania, precisamente nella zona di Francoforte sul Reno, dove sono in corso analoghe operazioni a cura del collaterale organismo di polizia, con l’esecuzione di specifico Mandato d’Arresto Europeo richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina.

 

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