La Kyenge sconfitta in tribunale: in Italia dire “negra” non è un insulto razzista

18 Lug 2020 11:52 - di Marta Lima

In Italia non è un insulto razzista definire “negra” una persona di colore. Lo ha stabilito, in merito a una denuncia presentata dall’europarlamentare Cecyle Kyenge, la procura di Macerata, chiamata in causa per un commento, su Fb, del vicesindaco di Civitanova Fausto Troiani.

La vicenda riguardava un post su Facebook, nel quale il politico, dopo aver condiviso un articolo sull’ex ministro, aveva aggiunto il commento “Rimane negra”. Per questo, Fausto Troiani, non nuovo a toni forti e provocatori sui social, era stato accusato di diffamazione con l’aggravante dei motivi di odio razziale, aggravante che aveva spalancato per lui un procedimento penale per direttissima. La Kyenge, che da sempre si batte contro la violenza verbale e i toni razzisti usati contro di lei, si è vista però negare la condanna del suo presunto oltraggiatore dal tribunale.

La procura di Macerata aveva chiesto la condanna a sette mesi di reclusione ma il legale del vicesindaco, Gian Luigi Boschi, ha argomentato su due punti: la mancanza di una prova certa che il commento fosse partito da un accounto certamente riconducibile a Troiani, ma anche il fatto che la definizione di “negra”, al contrario dei paesi anglosassoni, non ha un’accezione negativa. Alla fine il collegio con il giudice Daniela Bellesi ha condiviso gli elementi sollevati dalla difesa e ha assolto l’imputato, ritenendo non del tutto provata l’accusa a suo carico e dunque dichiarandolo innocente.

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