Trump: «Virus creato in laboratorio». Sempre più americani si schierano con il presidente

18 Apr 2020 17:37 - di Redazione
Trump

Donald Trump è convinto che il virus sia stato creato in laboratorio, il virologo Anthony Fauci lo esclude. I maggiori Paesi europei chiedono chiarimenti a Pechino. Nel frattempo, gli americani cominciano a schierarsi con il loro presidente. L’origine del Covid-19 apre un nuovo fronte: quello contro la Cina. Dicendo di vedere «troppe cose strane» sull’origine dell’epidemia, Trump ha sparigliato le carte. La Fox ha rilanciato l’ipotesi del virus creato in laboratorio, mentre Rush Limbaugh il conduttore radiofonico conservatore più seguito d’America, si è schierato al suo fianco. La comunità scientifica ha escluso teorie cospirazioniste respingendo la possibilità che il virus possa essere stato creato in laboratorio. Per tutti ha parlato Fauci «Le mutazioni che ha avuto per arrivare al punto in cui è ora sono totalmente coerenti con un salto di specie da animale a essere umano».

Gli analisti: Trump martellerà sulla Cina fino alle elezioni di novembre

Ma Trump non molla. Il capo della Casa Bianca – prevedono gli analisti – martellerà su questo fino a quando si svolgeranno le elezioni presidenziali. L’obiettivo è compattare la base elettorale attorno a un nemico comune, la Cina, mettendo i democratici davanti a un bivio: seguire l’onda nazionalista di Trump o rigettarla, rischiando di passare per anti-americani. A farne le spese, il candidato democratico Joe Biden, già indiziato di essere troppo morbido verso Pechino. Un sito conservatore promette di indagare sulle relazioni tra Biden e la Cina.  Si annuncia, insomma, una riedizione del clima da Guerra Fredda: con la Cina al posto della Russia. Secondo un sondaggio di Pew Research Center, un terzo degli americani crede che il Covid-19 sia stato creato davvero in laboratorio. Ad allargare il fronte dei cospirazionisti ci sono anche personaggi pubblici.

Il democratico Joe Biden in difficoltà

Come Keri Hilson, popolare cantante americana, con oltre quattro milioni di followers su Twitter, che ha rilanciato la possibile connessione tra il lancio del 5G e diffusione del Covid-19. Un avvocato di Las Vegas, Robert Eglet, ha avviato una class-action federale contro il governo cinese, in rappresentanza di «32 milioni di uomini d’affari americani». E un altro avvocato, in Texas, Larry Kayman, ha presentato una richiesta danni a Pechino per 20 mila miliardi di dollari. Paradossalmente, il miglior alleato di Trump è proprio la reticenza di Pechino sui dati del coronavirus in Cina. Il riconteggio del numero dei morti di Wuhan  alimenta i sospetti di una censura del governo comunista. Per Trump «non è possibile che ci siano meno morti in Cina che in Usa». E Francia, Gran Bretagna e Germania hanno già chiesto «chiarimenti» a Pechino. Il problema ora è soprattutto di Biden.

 

Commenti

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  • Gino Vercesi 19 Aprile 2020

    qualcuno si è finalmente attivato per chiedere i danni alla Cina… !!
    ..e l’Europa ..dov’é ????