Le ultime parole famose sul coronavirus: dalla A di Azzolina alla Z di Zingaretti

22 Apr 2020 17:00 - di Valter Delle Donne

“Le ultime parole famose…” sul coronavirus sono una raccolta di quanto previsto (e non azzeccato), negli ultimi mesi. Portano la firma di autorevoli esponenti politici, di giornalisti famosi, di personaggi pubblici e (purtroppo) anche di autorevoli scienziati e organizzazioni internazionali. Se non si parlasse di una strage (in Italia siamo a quasi 25mila vittime) la “raccolta” sarebbe tutta da ridere. Da questo elenco mancano molti personaggi, per mancanza di spazio. Abbiamo omesso Selvaggia Lucarelli, Beppe Sala, Andrea Scanzi e Vittorio Sgarbi. Delle loro “ultime parole famose” si è parlato abbastanza. Alcuni, come Sala e Sgarbi, hanno ammesso di avere sbagliato. Altri, come la blogger di Civitavecchia, non hanno neanche chiesto scusa.

Le ultime parole famose sui Social network e in tv

Una premessa (onesta) e doverosa per i lettori: anche chi scrive aveva minimizzato inizialmente le potenzialità devastanti del coronavirus. Ma senza pontificare sui Social e senza ricoprire incarichi pubblici. Le perplessità erano stata espresse in famiglia. O, al massimo, al bar con gli amici. Quando ancora si poteva andare al bar. Ecco l’elenco, molto parziale, dalla A di Amnesty International alla Zeta di Zingaretti.

Amnesty International il 4 febbraio denuncia il pericolo. Del coronavirus in arrivo? No, della vergognosa ondata di sinofobia in corso in Italia. Gianni Rufini della sede italiana avverte. “Dichiarazioni irresponsabili di esponenti politici, provvedimenti incomprensibili di enti locali e un’informazione ossessivamente concentrata sul coronavirus hanno dato luogo a una vergognosa ondata di sinofobia nel nostro Paese“. Per Rufini, il problema non era il virus in arrivo, ma chi voleva mettere in sicurezza gli italiani.  

Azzolina Lucia, ministro dell’Istruzione. La controfigura di Sabina Guzzanti il 5 febbraio rispondeva sprezzante contro la proposta di alcuni governatori regionali che volevano mettere in quarantena i bambini cinesi rientrati in Italia. “Non abbiamo un’emergenza per le scuole. Mi sento di tranquillizzare studenti e famiglie. La scuola resta un luogo di inclusione: se non ci sono situazioni critiche, a scuola si va”. Infatti, si è visto come è andata a finire.

Burioni Roberto. Il noto virologo ha detto sul covid-19 tutto e il contrario di tutto. Se chi scrive, per un po’ di tempo, ha pensato che il virus fosse una “normale influenza”, è perché si è fidato ciecamente di lui. In una apparizione tv da Fabio Fazio, domenica 9 febbraio, diceva: “Il virus in Italia non c’è. Siamo tranquilli”. “Siamo tranquilli”, lo diceva anche Chinaglia (Burioni lo sa bene, è tifoso della Lazio) nella stagione 1984/1985, anno della retrocessione in serie B.

Cacucci Pino. Il 12 febbraio lo scrittore si lamentava su Twitter che per colpa del coronavirus non si parlasse della vera emergenza del pianeta. “Il disastro ecologico”. Opinione rispettabile, ma perlomeno intempestiva.

Cassini Riccardo. Autore di Fiorello, Panariello e di innumerevoli trasmissioni televisive. Il vulcanico autore tv il 2 febbraio scrive un tweet in cui traccia il bilancio dei morti di coronavirus, di influenza e di incidenti stradali. La conclusione?  Il problema era la paura xenofoba e non il virus. Riletto due mesi dopo, si ride molto meno.

Donnoli Lorenzo. Uno dei testimonial delle Sardine, bacchetta in studio la conduttrice di Agorà perché non si parla del problema xenofobia, molto più temibile del coronavirus. Il professor Giovanni Rezza dell’Iss (uno degli scienziati che non ha mai minimizzato) lo guarda basito e gli risponde indignato.

Garavini Laura. La senatrice renziana si lagna su Twitter il 13 febbraio. “Morti a causa dell’influenza nel 2019: ottomila. Morti per il coronavirus: zero. Perché i telegiornali cominciano i loro notiziari con il coronavirus?”. Chissà se ora l’ha capito.

Mirabella Michele. Il conduttore televisivo si è prestato gratuitamente a fare da testimonial per il ministero della Salute nella campagna sul coronavirus. Gli fanno girare uno spot al ristorante cinese. E a un certo punto gli fanno dire: “Non è affatto facile il contagio”. Lui si immedesima  talmente tanto nella campagna, che sui Social comincia a scrivere tweet come questo. “Gli untori moderni intendono diffondere la paura, lo spettacolo immane e terribile della paura. Sono dei fottuti delinquenti”. Venticinquemila morti dopo, la pensa ancora allo stesso modo?

Parenzo David. Il giornalista de La Zanzara guadagna la citazione nelle ultime parole famose per un tweet che non è legato alla minimizzazione del coronavirus, ma alla sopravvalutazione di Bruxelles. “La drammatica situazione cinese e la diffusione del virus ci ricorda quanto gli Stati siano connessi tra loeo. Solo la fattiva collaborazione tra gli Stati può evitare tragedie immani. La Ue è una grande garanzia e risorsa”. L’abbiamo visto tutti.

Porro Nicola. Tweet del primo febbraio del giornalista e conduttore televisivo. “I giornali suonano l’allarme sul coronavirus. E se alla fine si rivelasse un’influenza?”. Un mese dopo, Porro ha scoperto sulla sua pelle, che purtroppo non era così.

Ricciardi Walter. Intervista al membro “fantasma” dell’Organizzazione mondiale della Sanità ed ex presidente dell’Iss. È il 6 febbraio. Ricciardi dice in un’intervista al Sole 24 ore. “Finora il coronavirus è meno pericoloso dell’influenza. Sbagliato bloccare i voli dalla Cina”. Voi riuscireste a dargli credito, ora?

Rossi Enrico. Il governatore della Toscana aveva capito tutto. Il 21 febbraio incontra una scuola fiorentina che ospita numerosi ragazzi della comunità cinese. Abbraccia gli studenti e spiega a tutti quale sarebbe la vera emergenza. “Insieme per sconfiggere il virus del razzismo, della paura e dell’intolleranza”.

Serra Davide. Il manager amico e finanziatore di Matteo Renzi il 2 febbraio era convintissimo. “La crescita del coronavirus sta rallentando. Mortalità 20 volte più forte dell’influenza, ma è sempre un’influenza. Chiudere le frontiere è una follia”.

Zingaretti Nicola. Il leader Pd il 27 febbraio annuncia con entusiasmo l’adesione all’aperitivo milanese contro l’intolleranza e il razzismo. Quell’aperitivo, purtroppo per lui (e chissà per quante altre persone), si è rivelato improvvido.

Commenti

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  • maurizio pinna 22 Aprile 2020

    Sempre gli stessi, vecchie e nuove leve, che da decenni infestano il sistema mediatico. Al tempo della rivoluzione francese gli storici li chiamavano i camaleonti, prima monarchici, poi bonapartisti, ancora monarchici e da ultimo repubblicani. Capaci solo di fare del terrorismo mediatico ciabattone, non uno straccio di verità, non un minimo di dignità, per il “posto fisso” sono pronti a parlare di tutto, vivono di mezze verità e chiacchiere, un po’ come la chiesa, prima spirituale e rassegnata, oggi materialista e masochista. Insomma, inutile girarci attorno, dopo decenni di cultura curiale, bianca e rossa, esiste un mucchio selvaggio pressapochista, opportunista, cinico e vile, vile perché se ne frega dei veri deboli, che non sono gli energumeni traghettati ma i bambini , che se fosse per loro potrebbero stare anni a leggere topolino seduti sul divano , a mangiare torte e focacce, studiacchiando con un sistema che, per la maggiore, è solo una triste parodia del sistema formativo USA. E gli anziani, vittime morali e materiali, segregati per quel che resta della loro vita, in gran parte da soli e per i quali qualche giovane tastierista del vaffa è arrivato ad evocare un’ imprecazione che era il pezzo forte di un comandante di Auschwitz: “cani, volete vivere in eterno?”.

  • Andrea De Benedetti 22 Aprile 2020

    Il vostro articolo mi ricorda il libro del grande Fausto Gianfranceschi:
    “Stupidario della Sinistra”