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Gli applausi del Pd non consolano Conte. Per il M5S la strada del salva-Stati resta in salita

Politica - di Michele Pezza - 2 Dicembre 2019 - AGGIORNATO 2 Dicembre 2019 alle 19:01

Gli applausi della maggioranza, compatti e scroscianti, che hanno accompagnato l’informativa sul Mes di Conte alla Camera non ingannino più di tanto. Sul fondo salva-Stati il M5S resta una polveriera pronta ad esplodere. Un conto è infatti sostenere il premier nello scontro con le opposizioni, altro è votare senza esitazioni la riforma del Mes così com’è, cioè senza garanzie per l’Italia. Con il serio rischio di portare altre fascine al fuoco del centrodestra.

Il sottosegretario Di Stefano: «Il Mes così com’è non lo votiamo»

Meglio di quegli applausi di scena, la realtà la racconta la notte insonne passata a Palazzo Chigi inseguendo vanamente un minimo di intesa tra Pd e Cinquestelle. Almeno un comunicato congiunto. Giusto per non ufficializzare quel che tutti sanno e cioè che la maggioranza è divisa su tutto. Una notte, soprattutto, che non ha portato consiglio. Prova ne sia che ancora in tarda mattinata il sottosegretario Manlio Di Stefano parlava della necessità di emendare il salva-Stati. Ancora più esplicito è stato dai microfoni di Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, nel rispondere se il M5S avesse votato il Mes così com’è: «No. Ma non rimarrà così, siamo la maggioranza di governo». Un messaggio tutt’altro che rassicurante per l’altro socio di maggioranza, il Pd, sempre pronto a battere i tacchi quando c’è di mezzo la Ue di Bruxelles.

Il salva-Stati continua a dividere i giallo-rossi

Non è l’unico Di Stefano a manifestare insofferenza. Il malpancismo dei Cinquestelle è riecheggiato persino nell’aula di Montecitorio durante l’intervento del deputato Francesco Silvestri. A conferma che l’informativa di Conte non ha spostato di una virgola i termini della questione: il salva-Stati senza modifiche non passa. Silvestri lo ha detto chiaramente: «Chiediamo che l’Italia sia ascoltata». Un secondo dopo ha fatto seguire la minaccia: «Non daremo alcuna luce verde all’eurogruppo (la riunione è fissata per i prossimi 12-13 dicembre, ndr) sul Mes se prima non ci sarà la pronuncia del Parlamento». A Conte, insomma, resta solo l’effimera soddisfazione degli applausi. La strada per l’approvazione della riforma del Mes è tutta in salita.

 

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C'è un commento:

  1. Gianni53 ha detto:

    MAI VISTO UN PARTITO TANTO MASOCHISTA. PUR DI SBRAITARE ISTERICAMENTE CONTRO SALVINI, PREFERISCONO IL RISCHIO DI UN DISASTRO EPOCALE PER GLI ITALIANI. SOPRATTUTTO PER IL PROPRIO ELETTORATO, CHE PER LA MAGGIOR PARTE, E’ FORMATO DAI SOLITI RADICAL CHIC. MA COSTORO CI SONO O CI FANNO ?

di Michele Pezza - 2 Dicembre 2019