Rampelli: «Orlando in prima fila alla preghiera del Ramadan. Ma non si accorge che non ci sono donne»

5 Giu 2019 12:18 - di Redazione

Tutto molto politicamente corretto, tutto molto inclusivo. «I cittadini musulmani sono una componente essenziale e vitale», ha detto il sindaco di Palermo Leoluca Orando presente in prima ieri mattina al Foro Italico per la cerimonia di chiusura del Ramadan. Peccato che al primo cittadino, immortalato in ginocchio mentre prega sia sfuggito un particolare non secondario. Preso dal sacro impeto, Orlando, che lo scorso 6 maggio, data di inizio del mese sacro, aveva mandato un messaggio di augurio agli islamici perché il «mese di raccoglimento e preghiera sia ancora una volta affermazione della possibilità di condivisione, accoglienza, solidarietà e giustizia», non ha detto una parola sulla evidente discriminazione delle donne assenti alla cerimonia comunitaria. Le donne non sono una componente essenziale della società islamica e italiana?

«Quando ha presenziato al rito di chiusra del Ramadan – denuncia Fabio Rampelli in un post su Facebook – si sarà accorto che non c’erano donne? Saprà che le donne mussulmane sono discriminate e non possono pregare in pubblico perché elemento di distrazione per gli uomini? Si ricorderà delle pene subite dalle donne italiane e occidentali per conquistare eguali diritti rispetto agli uomini?» C’è qualcuno, di grazia, tra le autorità italiane – incalza il vicepresidente della Camera di Fratelli d’Italia – capace di ricordare alla comunità islamica, nostra gradita ospite, che discriminare le donne in Italia è un reato e non è possibile stare in casa nostra violando la nostra Costituzione e le nostre leggi? E c’è, nascosta in qualche salotto progressista, qualche militante disposta a battersi per i diritti delle donne mussulmane recluse sul suolo italiano?».

Il Corano, infatti, non prevede per le donne islamiche la possibilità di pregare pubblicamente. Per l’Islam le donne devono pregare in casa e quando, in molte occasioni, hanno partecipato a preghiere collettive sono state invitate a tacere e andarsene. Quando l’Ucoi (L’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia) ha tentato di “aprire” alle donne imam tra i fedeli si è scatenato l’inferno: «Questo non è l’Islam».

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