CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

«Fuoco al Cie. Non ci sarà pace»: ecco come gli anarchici istruivano gli immigrati in rivolta

«Fuoco al Cie. Non ci sarà pace»: ecco come gli anarchici istruivano gli immigrati in rivolta

Cronaca - di Greta Paolucci - 12 Febbraio 2019 - AGGIORNATO 12 Febbraio 2019 alle 14:44

A lanciare la notizia è il sito del Corriere della sera: e la notizia viene ripresa da media e siti, rimbalzando dalle tv al al web: dalle indagini della Digos di Torino emerge un legame tra gli anarchici e gli immigrati; una cooperazione fattiva che, dagli strumenti di rivolta alle indicazioni su come utilizzarli per mettere in atto le intenzioni bellicose, testimoniano e giustificano quelle «relazioni pericolose» ora al vaglio degli inquirenti. Una “solidarietà” minacciosa, quella garantita dagli anarchici ai migranti, che fornivano ai loro “assistiti” rivoltosi dalle istruzioni in arabo,agli accendini e fiammiferi, di tutto un po’. Uno scenario inquietante quello scoperto dalla Procura di Torino, che finora ha portato all’arresto di sei anarchici…

Le “relazioni pericolose” tra anarchici e immigrati: indizi, prove, intercettazioni

E allora, come riporta il sito del Corriere, fiammiferi, accendini e messaggi per incitare alla rivolta di fuoco arrivavano all’interno di palline da tennis appositamente tagliate e riempite a dovere con le “istruzioni per l’uso insurrezionalista”; mentre l’ultima conferma investigativa dei dubbi legami tra anarchici e migranti arriva dalle intercettazioni sulla «Utenza espulsioni», che hanno registrato dialoghi sospetti fra immigrati rivoltosi e organizzatori sovversivi delle sommosse, captate sia prima, che dopo, le “infuocate” rivolte di piazza. Disordini e tensioni regolarmente commentati, in termini entusiastici, su siti di propaganda anarco-insurrezionalista, come quello intitolato Macerie, seguito al rogo del 13 novembre 2017, e testualmente citato dal quotidiano di via Solferino: «Di nuovo e finalmente fuoco al Cpr… Ci rallegriamo di questo fuoco novembrino che ricorda a tutti che dentro ai fu Cie, soprattutto quando le strutture sono colme, pace non può esserci».

La solidarietà pericolosa degli anarchici ai migranti: le indagini della Digos

Tutto materiale raccolto, studiato, analizzato dalla Digos di Torino, e che costituisce un nutrito fascicolo d’indagine sulla «presunta associazione sovversiva contestata agli anarchici»; elementi corposi considerati «la base ideologico-programmatica degli attentati che hanno colpito società e strutture che collaborano o hanno collaborato alla gestione dei Cie». A cui vanno ad aggiungersi poi le tracce di quegli scritti trovate su alcuni computer sequestrati, gli indizi raccolti sulla preparazione di ordigni e plichi esplosivi, tutte argomentazioni puntualmente riportate dal Corriere della sera in un esaustivo servizio, e che hanno convinto il giudice dell’indagine preliminare ad affrontare la questione, e che ora si dovrà misurare con le repliche delle difese del gruppo finito in manette e sospettato di aver guidato i migranti ospiti dei centri d’accoglienza nei loro piani di messa a ferro e fuoco delle stesse strutture in cui sono stati accolti.

«Associazione sovversiva idonea a influire sulle politiche in materia di immigrazione»

L’aiuto degli anarchici alle rivolte nei Cie, che hanno giustificato le indagini di polizia e Procura di Torino, e ora in mano al giudice che ha ordinato gli arresti, si è formalizzato in atti d’accusa chiari, riferiti da Il Giornale sul suo sito: «“associazione sovversiva idonea a influire sulle politiche in materia di immigrazione” con attentati diversi portati avanti con plichi esplosivi e con sei ordigni. Inoltre i sei arrestati sono accusati di avere organizzato e pianificato episodi di danneggiamento». E ancora: «Le indagini della Digos hanno poi messo in evidenza che almeno tre rivolte all’interno dei Cie sarebbero state “istigate e alimentate” dagli anarchici che avevano il loro “quartier generale” in Corso Giulio Cesare a Torino. In questo quadro emergono anche le parole di alcuni indagati che agli immigrati avrebbero detto: “In Italia prima c’erano dodici Cie e adesso ce ne sono solo quattro aperti, perché tutti gli altri li hanno distrutti da dentro”»…

Non ci sono commenti, inizia una discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Greta Paolucci - 12 Febbraio 2019