Va in scena in Polonia l’ennesima (quanto inutile) conferenza sul clima

2 Dic 2018 12:04 - di Annamaria Matticari

L’Onu continua a discutere su un problema sul quale probabilmente l’attività antropica non ha nulla o quasi a che vedere. Prende infatti il via domani a Katowice in Polonia la 24esima Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si svolgerà fino al 14 dicembre. Uno dei compiti più importanti della Cop24 sarà di elaborare e adottare un pacchetto di decisioni che garantiscano la piena attuazione dell’accordo di Parigi. Inoltre, la Cop24 includerà il cosiddetto Dialogo Facilitativo destinato a sostenere l’attuazione degli impegni nazionali. All’evento parteciperanno circa 30mila delegati provenienti da tutto il mondo, tra cui capi di governi e ministri responsabili per le questioni ambientali e climatiche. Nel corso del summit sul clima, la Polonia vorrebbe dimostrare come sia possibile raggiungere la neutralità in termini di emissioni di gas a effetto serra, ossia un equilibrio tra le emissioni di CO2 e il suo sequestro da parte del suolo e delle foreste. Secondo l’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc) sono necessari drastici cambiamenti in tutti i settori e che le emissioni di biossido di carbonio provocate dall’uomo devono diminuire di circa il 45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010. Inoltre, i livelli di CO2 dovrebbero raggiungere quello che viene chiamato “emissioni nette zero” entro il 2050, il che significa che eventuali emissioni residue dovranno essere compensate rimuovendo CO2 dal aria. La maggior parte dei ricercatori concorda che se non si fa nulla per ridurre le emissioni di gas serra, la Terra continuerà lungo un percorso di riscaldamento globale che potrebbe raggiungere i 3 o 4 gradi Celsius sopra i livelli preindustriali.

Puntare in alto e alzare sempre di più l’asticella dell’ambizione. Sarà questo il ruolo dell’Europa, Italia compresa, alla Cop24 di Katowice in Polonia. A fare il punto sulla prossima Conferenza delle parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che prenderà il via domani fino al 14 dicembre, è il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. La Cop24 ”non sarà una pietra miliare” , e in ogni caso ”non dobbiamo accontentarci dei livelli raggiunti” e, nell’ambito dell’accordo di Parigi, spiega il ministro, ”l’intento è di spingere al massimo il concetto di ambizione, puntando in alto”. Ed è proprio su questo fronte che paesi come ”Italia, Francia, Spagna e anche Germania stanno lanciando un po’ il cuore oltre l’ostacolo”. Obiettivi più ambiziosi, dunque, ma di quanto non è dato sapere: ”su questo non esiste un 5 o 10% in più, in quanto il numero fa parte della negoziazione che magari non è neanche a Katowice ma sarà successiva”. Il punto è che ”deve passare il principio”. Intanto però il tempo passa e l’accordo di Parigi che, impegna i paesi firmatari a mantenere l’innalzamento della temperatura sotto i 2°c e, se possibile, sotto 1,5° rispetto ai livelli pre-industriali, sarà operativo dal 2020. I tempi, dunque sono molto ristretti ma ”sono moderatamente ottimista” ed “è importante quanto il sistema negoziale ci porti a livello complessivo, non solo europeo”. ”Quello che sto notando è che c’è finalmente la voglia di impegnarsi e un esempio concreto è la Cina. La volontà c’è ma adesso va misurata e scritta altrimenti diventa una voglia isolata e invece deve andare a rete”. Un altro tema che, secondo il ministro, l’Ue porterà al tavolo, sarà quello di stabilire le regole per gli aiuti ai paesi in via di sviluppo. In buona sostanza, i paesi più ricchi che aiuteranno finanziariamente quelli più poveri chiedono il rispetto degli accordi di Parigi con una maggiore trasparenza attraverso una rendicontazione, accordando una certa flessibilità in quanto i paesi in via di sviluppo hanno un deficit da recuperare. Si tratta, dunque, di ”un percorso a due velocità ma nell’ambito della trasparenza: impegnati, fai il tuo percorso, diverso da quello di un paese sviluppato e fammi sapere come lo stai facendo”. Quanto all’Italia, ”con il percorso iniziato in questi mesi, ci stiamo spingendo a diventare leader del rinnovamento ambientale, di un nuovo modo di pensare all’ambiente in Europa”. Un percorso che, spiega il ministro, “stiamo portando avanti aumentando le partnership internazionali extra europee”. Dal continente africano alla Cina, dalle isole del Pacifico al sud e centro America: “in 5 mesi abbiamo firmato una trentina di accordi”. Solo così, conclude il ministro, “è possibile cambiare il sistema ambiente”. “Il grande cambiamento è fatto di tanti piccoli accordi”, conclude Costa.

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