Mafia nigeriana, gli arresti non bastano. Meloni: «C’è una schifosa omertà»

4 Dic 2018 13:13 - di Valeria Gelsi

Nuova operazione di polizia contro la mafia nigeriana, stavolta a Torino. La polizia ha già arrestato 8 persone e altre sette sono ricercate nell’ambito di un’operazione che ha ricevuto l’applauso del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, il quale se n’è compiaciuto sui social. Proprio i nuovi arresti, però, raccontano di un fenomeno ancora troppo sottovalutato dalla politica, che finora non è stata in grado di dare una risposta organica ai numerosi allarmi giunti dagli inquirenti e dalle sue stesse file, con gli interventi richiesti in Parlamento da Fratelli d’Italia. «I quindici nigeriani arrestati per mafia in queste ore a Torino sono la conferma di quanto Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni denuncia da molto tempo: la mafia nigeriana è una realtà ben radicata in Italia su cui il Parlamento deve indagare per risolvere un fenomeno sempre più vasto e pericoloso», ha sottolineato la deputata torinese Augusta Montaruli, ricordando che «solo pochi mesi fa Lega e Cinque Stelle hanno bocciato l’emendamento con il quale FdI chiedeva di dare competenza alla Commissione Antimafia di occuparsi anche della mafia nigeriana».

«Di Maio e Salvini aprano gli occhi: occorre affrontare urgentemente la questione per dare ai magistrati strumenti attuali rispetto ad associazioni dallo stampo mafioso anche se di matrice straniera. Dopo gli arresti servono le condanne e soprattutto servono interventi volti a spezzare il controllo del territorio da parte di chi ricambia la concessione del permesso per motivi umanitari con la criminalità organizzata», ha quindi sottolineato Montaruli, mentre con un post su Facebook è stata la stessa Meloni a scagliarsi contro «la schifosa omertà» che consente di prosperare a questa organizzazione criminale, ormai descritta dagli investigatori come la «quinta cupola» in Italia (dopo le autoctone ‘ndrangheta, camorra, sacra corona unita e cosa nostra).

Il problema è nazionale e coinvolge le grandi e piccole città italiane. Lo spaccio è la sua manifestazione più evidente, ma già da tempo chi se ne occupa avverte sulla necessità di non relegarlo all’ambito della criminalità ordinaria e, quindi, di non affrontarlo semplicemente con le operazioni di polizia. Una richiesta raccolta da FdI, ma rimasta inascoltata dalle altre forze politiche. «Fratelli d’Italia ha già presentato molte interrogazioni parlamentari, emendamenti al decreto sicurezza, mozioni e il prossimo giovedì 6 dicembre alle ore 10:30 a Roma, piazza Capranica 72 ha organizzato un convegno con il criminologo Alessandro Meluzzi e diversi esperti della materia per fare luce su questa pericolosa e spietata organizzazione criminale. Siete tutti invitati», ha spiegato Giorgia Meloni nel suo post, che ha preso spunto non dagli arresti di Torino, ma da una inchiesta di Affaritaliani.it su ciò che avviene a Milano, nelle aree occupate dai nigeriani (e non solo) e tollerate come zone franche dalle istituzioni.

L’associazione City report ne ha contate 242 tra Milano e provincia e ha raccontato al giornale online quello che ha visto in strutture come il Palasharp o le ex Officine Maserati: spacciatori nigeriani armati di machete, resti di riti voodoo, ragazzine bianche che si prostituiscono per una dosa e che vengono esibite ai loro aguzzini come trofei, «status symbol» del potere criminale acquisito. Né più né meno di quello che avviene altrove e che a Roma, per esempio, si è scoperto con l’orrendo omicidio di Desirée Mariottini nello stabile occupato di San Lorenzo. «Quante altre Pamela, Alice, Desirée devono morire prima che lo Stato apra gli occhi sulla mafia nigeriana? Nelle zone degradate delle nostre città centinaia di ragazzine problematiche sono ridotte a schiave di spacciatori senza scrupoli, spesso stuprate e uccise, nel silenzio dei grandi media e delle istituzioni per timore di essere tacciati di “razzismo”», ha scritto Meloni nel suo post, chiudendo con un monito: «Basta con questa schifosa omertà!».

 

 

 

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