Tutti si commuovono per Regeni, nessuno per Saleem. Due pesi e due misure per le vittime

30 Nov 2018 14:33 - di Redazione

Due pesi e due misure. Il caso di Giulio Regeni ha suscitato l’attenzione dell’opinione pubblica perché “sulla questione italo-egiziana c’era qualche interesse da portare avanti”, mentre quello del corrispondente pakistano di Aki-Adnkronos International Syed Saleem Shahzad “non ha avuto lo stesso effetto mediatico, perché in quel momento non c’era necessità di insistere o intervenire nei rapporti con il Pakistan”. La pensa così lo storico Franco Cardini che, conversando con l’Adnkronos, si sofferma sul caso del giornalista rapito e trovato morto con segni di tortura in un canale nel nordest del Pakistan il 31 maggio 2011. Il cadavere presentava evidenti segni di tortura, con lividi sul volto e costole rotte. Saleem era nato il 3 novembre del 1970 a Karachi, dove ora è sepolto nel cimitero di Qayyumabad. Sulla sua morte è stata aperta un’inchiesta, ma a sette anni di distanza non c’è ancora un colpevole. “Della fine di Regeni – spiega Cardini – si sono ‘impadroniti’ i media che hanno mandato avanti la tragedia facendola diventare un caso diplomatico”. In fondo Regeni, spiega lo storico, “era un giovane simpatico, scriveva per ‘Il Manifesto’ e questo gli ha portato giustamente le simpatie di un settore che ancora oggi, nonostante tutto, qualcosa conta”. L’altra vicenda, quella che ha avuto luogo in Pakistan, “non ha avuto lo stesso effetto. Viene da chiedersi il motivo: perché è stata meno efficacemente propagandata, e meno fortunata sotto il profilo mediatico. Ma anche, e soprattutto – osserva Cardini – perché in quel momento non c’era la volontà di insistere sulla questione pakistana, perché il Paese all’epoca dei fatti era un anello debole della filiera di alleanze composta dagli Stati Uniti, dall’Arabia Saudita e da Israele. Non se ne parlava benché si sapesse che fosse fondamentalista. Era un alleato e bisognava comunque aiutarlo”. Ora invece, conclude Cardini, “il Pakistan ha cambiato direzione e potrebbe finire nell’altra filiera di alleanze che si sta configurando formata da Russia, Cina e India”. Uno scenario che potrebbe quindi essere favorevole a una maggiore attenzione mediatica sulla vicenda di Saleem.

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