Il Papa: le chiese sono vuote? Vendiamole per aiutare i poveri
Quale ruolo possono avere le chiese in una società sempre più secolarizzata? E’ un tema su cui la Chiesa sta riflettendo al fine di stabilire linee generali di condotta da far seguire a tutte le conferenze episcopali alle prese col problema dell’assottigliarsi dei fedeli. Le chiese, soprattutto quelle più pregiate, sono ormai diventate mete turistiche più che luoghi dove riunire l’assemblea dei credenti. Ne scrive oggi sul Messaggero Franca Giansoldati riportando il pensiero di papa Francesco in merito. “Papa Francesco valuta con filosofia il fenomeno, forse perché sa che il cristianesimo nel Vecchio Continente è destinato a diventare una minoranza”. Se le chiese sono vuote il clero deve aprire una riflessione, anziché guardare al fenomeno con apprensione. Deve trasformare questo segno dei tempi in un’occasione per portare avanti la propria missione. L’indicazione fornita al summit dei rappresentanti delle 23 conferenze episcopali riuniti alla Gregoriana su iniziativa del cardinale Gianfranco Ravasi ha individuato due regole: la prima è che «i beni culturali sono finalizzati alle attività caritative svolte dalla comunità ecclesiale», il che significa, che il loro valore può essere utilizzato per chi ha più bisogno. La seconda regola è che, anche se vendere non va escluso a priori, la «dismissione non deve essere la prima e unica soluzione». In ogni caso sulle chiese vuote è necessaria una valutazione in una prospettiva ben più ampia del solo ritorno economico. Secondo il Papa fermo restando “il dovere di tutela e conservazione dei beni della Chiesa, e in particolare dei beni culturali”, essi “non hanno un valore assoluto, ma in caso di necessità devono servire al maggior bene dell’essere umano e specialmente al servizio dei poveri”.