Gilet gialli, sarà rivolta anche in Italia? Già pronto un coordinamento nazionale
Può contare per ora su oltre 3000 adesioni la pagina Facebook del «Coordinamento nazionale Gilet gialli Italia», creato a immagine e somiglianza della protesta francese che sta mettendo in ginocchio Macron. Non è l’unico spazio dedicato al tentativo di importare la protesta dei gilet jaunes. Sono nate altre pagine di questo tipo, tenendo presente il fatto che la rivolta francese è nata ed è esplosa proprio grazie alla rete.
Il ‘Coordinamento italiano gilet gialli Italia”, frutto dell’iniziativa di Giancarlo Nardozzi, a capo di un’associazione di ambulanti indipendenti, e dell’ex parlamentare grillino Ivan Della Valle (al centro dello scandalo sui rimborsi) si batte contro la direttiva Bolkestein e la tassazione troppo elevata per le imprese ma chiede anche “la revoca della concessione a Autostrade e la riduzione dei pedaggi”.
“A breve – si legge sempre sulla pagina del Coordinamento – organizzeremo una assemblea nazionale del Coordinamento Gilet Gialli e in quella occasione ci organizzeremo per far nascere i Coordinamenti Gilet Gialli in ogni Regione. Fino all’assemblea non verrà riconosciuto ufficialmente nessun gruppo, ci parliamo ci conosciamo e poi decidiamo tutti assieme le prossime mosse da portare avanti”.
Il modello cui guardano i gilet gialli nostrani sembra più quello del Movimento dei forconi, che si sviluppo però a partire dal 2011 nel pieno di una crisi economica che indusse i governi a decidere tagli e sacrifici per i cittadini italiani. Oggi invece la situazione è diversa e il governo è formato da forze che hanno cavalcato, dall’opposizione, proprio quel disagio popolare che ha offerto sponda alla crescita del sentimento ribellistico e della sfiducia verso le istituzioni. Quello italiano è un governo di matrice populista, a differenza di quello francese. In pratica è difficile da noi mobilitare la piazza nel nome dell’antipolitica contro un governo che proprio dall’antipolitica ha tratto i suoi consensi.
In Francia, ha sottolineato il politologo Alessandro Campi, siamo invece nel pieno di una crisi che viene da lontano: “Non stupisce l’esistenza tra i francesi – ha scritto Campi in uno dei suoi editoriali – di un sentimento di profonda inquietudine; accompagnata dalla convinzione, registrata da numerose ricerche, che il loro Paese si trovi ormai in una fase di declino strutturale, a causa anche di fratture territoriali (centri urbani/aree periferiche) e sociali (integrati/marginalizzati) sempre più acute. L’elezione di Macron ha funzionato per qualche mese come un anestetico o un rigenerante simbolico. Ma è bastato poco perché i problemi reali tornassero a galla, attraverso un movimento di contestazione sul quale certamente sta soffiando l’estrema destra lepenista, ma che sembra avere una connotazione politica trasversale, una seria base popolare e un carattere largamente spontaneo”. Quanto alla durata del movimento di protesta non è possibile fare previsioni: per sabato prossimo è stata indetta una nuova mobilitazione ma Macron pare pronto a fare marcia indietro e a concedere qualche contentino.
I sondaggi confermano intanto la trasversalità della ribellione popolare in atto in Francia che ha portato la guerriglia urbana nel cuore di Parigi: il movimento dei Gilet Gialli, secondo un sondaggio pubblicato qualche giorno fa, viene visto con favore dal 74% della popolazione francese, e politicamente gode di un sostegno trasversale che va dalla leader di estrema destra Marine Le Pen al capofila della sinistra radicale Jean-Luc Melenchon, e ancora a Laurent Wauquiez (‘Les Républicains’) e al sovranista Nicolas Dupont-Aignan.