Aids, in Italia 3400 nuovi casi di Hiv in un anno: uomini e stranieri i più colpiti

28 Nov 2018 15:22 - di Redazione
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In Italia nel 2017 sono state registrate 3.443 nuove diagnosi di Hiv, che significano 5,7 nuovi casi ogni 100mila residenti. Il 34,3% è di nazionalità straniera, con una incidenza nettamente superiore alla media della popolazione italiana: la popolazione straniera residente in Italia rappresenta circa l’8,5% del totale. I nuovi contagiati sono per la grande maggioranza uomini: le persone che hanno scoperto di essere sieropositive nel 2017 erano maschi nel 76,2% dei casi. Per lo più si tratta di uomini che hanno avuto rapporti non protetti con altri uomini. Attualmente, in Italia, sono tra 125mila e 130mila le persone che convivono con l’Hiv, e sono anche in questo caso prevalentemente di sesso maschile. I casi diagnosticati di Aids conclamato nel 2017 sono stati, invece, 690. È quanto emerge dai dati del Centro operativo Aids (Coa) dell’Istituto superiore di sanità, pubblicati dal ministero della Salute in vista della Giornata mondiale della lotta all’Aids, che si celebra sabato e che giunge al 30esimo anniversario. Lo slogan scelto da Unaids è «Live life positively – Know your Hiv status».

«L’incidenza italiana è simile alla media osservata tra i Paesi dell’Ue, dal 2015 l’andamento risulta pressoché stabile», spiega il rapporto, che per la Giornata di sabato sarà accompagnato da una serie di iniziative simboliche e operative di sensibilizzazione e informazione: il ministro della Salute Giulia Grillo e il sindaco di Roma Virginia Raggi accenderanno la Piramide Cestia con le luci rosse della lotta all’Aids; il numero verde Aids e Ist dell’Istituto superiore di sanità (800.861.061) sarà attivo dalle 10 alle 18; istituzioni, esperti e associazioni inviteranno tutti i cittadini a sottoporsi al test Hiv. «Un esame veloce, gratuito e anonimo, che consente, in caso di sieropositività, di accedere a cure tempestive, con una maggiore possibilità di successo dei trattamenti farmacologici», evidenzia il documento del ministero della Salute, che chiarisce che «restano tra le 12mila e le 18mila persone sieropositive che non hanno ancora una diagnosi perché non hanno mai fatto il test, nonostante almeno un terzo (circa 6mila) abbia una situazione immunitaria compromessa».

L’incidenza delle nuove diagnosi di infezione da Hiv è diminuita lievemente tra il 2012 e il 2015, mostrando un andamento pressoché stabile dal 2015 al 2017. Sempre lo scorso anno, tra le regioni con un numero superiore a un milione e mezzo di abitanti, le incidenze più alte sono state registrate in Lazio, Liguria e Toscana. «Le persone che hanno scoperto di essere Hiv positive nel 2017 erano maschi nel 76,2% dei casi; l’età media era di 39 anni per i maschi e di 34 anni per le femmine; l’incidenza più alta è stata osservata tra le persone nella fascia d’età 25-29 anni: fra loro l’incidenza nei maschi è 22,8 e nelle femmine 8,8 per 100mila», sottolinea il report. Sempre in riferimento allo scorso anno, «la maggior parte delle persone con una nuova diagnosi di Hiv ha eseguito il test per la presenza di sintomi Hiv-correlati nel 32% dei casi». «Altri motivi di esecuzione del test – viene spiegato ancora – sono stati: in seguito a un comportamento a rischio (26,2%); in seguito a controlli di routine eseguiti nei servizi per le dipendenze/servizi per le tossicodipendenze (Serd/Sert), o in strutture extrasanitarie (ad esempio, in occasione di campagne di screening organizzate da associazioni, autotest, test in unità di strada, e così via) o in istituti penitenziari (14,6%); in seguito ad accertamenti per altra patologia (10,1%)».

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