La “Yalta” del governo giallo-verde: il Nord a Salvini, il Sud a Di Maio

19 Mag 2018 13:09 - di Lando Chiarini

Davvero qualcuno ha creduto che il centrodestra avesse potuto allungarsi a dismisura come un elastico senza spezzarsi? Se sì, ricoveriamolo. Via, non ci voleva la zingara per capire che la formula di una coalizione unita ovunque tranne che al governo non avrebbe retto alla prova dei fatti. E infatti non ha retto. O che non bastasse la “benedizione” impartita da Berlusconi a Salvini per metterla in sicurezza. Solo la degradazione della politica a propaganda permanente ha fatto dire al Cavaliere che era possibile avere la botte piena e la moglie ubriaca. Purtroppo per lui, le alleanze intermittenti non funzionano neppure nella fantasiosa politica nostrana. Immaginare che Salvini trattasse il governo con Di Maio tutelando nel contempo le ragioni della coalizione, si è rivelata un’illusione. Un’illusione che però non giustifica i toni da amante deluso che salgono da Arcore. Già, perché che su Berlusconi gravasse il veto dei grillini era ormai un dato più scontato del ritardo dei bus romani. Restano perciò un mistero i motivi che hanno indotto il Cavaliere a dare disco verde alla richiesta di Salvini di inciuciare con i Cinquestelle. Credeva davvero che il suo via libera alla trattativa ne avrebbe accresciuto il peso contrattuale nei confronti di Di Maio su temi come la giustizia o il conflitto di interessi? Un’altra illusione. Salvini ha pensato e agito come leader di un movimento pronto a cannibalizzare i suoi alleati, in ciò agevolato dai non pochi punti del programma comune riversati  nel contratto di governo. Ma anche dalla diffusa consapevolezza che ha poco senso continuare a parlare di centrodestra in assenza di centrosinistra e con il M5S a far da terzo incomodo. In realtà, a frenare l’ascesa elettorale e l’evoluzione politica della Lega – e la composizione del governo potrà dire molto in tal senso – potrebbe provvedere solo lo spirito di Yalta che sembra sotteso all’accordo giallo-verde: il Nord a Salvini, il Sud a Di Maio. Fosse davvero così, ci sarebbero buoni spazi di manovra per una forza politica autenticamente nazionale. Ma non se ne vedono in giro. Almeno per ora.

Commenti

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  • Del mondo Raffaele 19 Maggio 2018

    Jall italia non serbe certamente un lombardo senza spririto di coslizipne. Brava Giorgia tieni duro e opposizipne senza sconti

  • Ben Bellantone 19 Maggio 2018

    M5S = incapacita’, immigrazione, stupri, ladrocinii e fine del diritto di proprieta’.

  • Sparvierenero 19 Maggio 2018

    Voi del Nord Seite poco furbi. Attuare subito il federalismo fiscale a Roma arriverebbero pochi soldi e al sud ancora meno, vedrete i meridionali subito votare la coalizione di centrodestra. Un Vecchio detto…chi mi da da mangiare lo chiamero’ papa’

  • Marcello 19 Maggio 2018

    Già… Si era sperato che FdI potesse essere quella “forza autenticamente nazionale” auspicata nell’articolo, ma la Meloni dà tutta l’impressione di volersi appiattire sulla meschina politica di piccolo cabotaggio del risuscitato (= miracolato dai poteri forti per puntellare l’UE) Berlusconi e. tutt’al più, di voler rivendicare una maggiore vernice di italianità nei confronti della Lega. All’Italia serve ben altro…