
Codice antimafia, un giallo la relazione di Cantone mai letta da Orlando
Home livello 2 - di Marzio Dalla Casta - 6 Luglio 2017 alle 17:37
L’iter del Codice antimafia, fresco di approvazione al Senato ma osteggiato da studiosi, esperti e magistrati per le aberrazioni giuridiche che contiene come, ad esempio, la possibilità di ricorrere ai sequestri preventivi a carico dei patrimoni degli indagati per reati alla pubblica amministrazione, ora si tinge di giallo. Il mistero ruota intorno ad una relazione tecnica scritta dal magistrato Raffaele Cantone, attuale presidente dell’Anac, l’Autorità anticorruzione, e da lui inoltrata al ministero della Giustizia, sotto forma di parere tecnico.
Cantone a Repubblica: «Inviata al ministro il 20 aprile»
Una relazione severa, che non ha mancato di evidenziare le molte, anzi le troppe incongruenze contenute nel testo. A rivelarlo è lo stesso Cantone a Liana Milella di Repubblica: «Il ministro della Giustizia Orlando mi ha nominato presidente di un tavolo su mafia e corruzione. Con me c’erano giuristi come Vittorio Manes, Gherardo Colombo e pure Giuliana Merola della commissione Antimafia». Tutto tracciabile, insomma. Persino la data di invio della relazione tecnica, il 20 aprile, nella quale relazione – sottolinea ancora Cantone – è ripetutamente scritto che “non è condivisibile la traslazione tout court della normativa antimafia alla corruzione».
Gasparri: «Il Guardasigilli compia un atto di dignità»
Che fine abbiano fatto le critiche di Cantone e com’è possibile che Orlando ne sia stato tenuto all’oscuro sono gli interrogativi posti in aula al Senato da Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello. Interrogativi legittimi, dal momento che è stato lo stesso Guardasigilli, nello stesso articolo della Milella, ad ammettere che quel lavoro «non l’ho visto» poiché «è in itinere e i miei non me lo hanno ancora portato». Un’affermazione a dir poco sconcertante. A questo punto, delle due l’una: o il ministro della Giustizia chiede pareri a corredo dei provvedimenti da portare in Parlamento senza preoccuparsi di leggerli o glieli nascondono. In entrambi i casi, non potrebbe restare un minuto di più sulla poltrona di Guardasigilli per manifesta e conclamata inadeguatezza al ruolo. Gasparri e Quagliariello hanno chiesto a Orlando un «atto di dignità». Quello delle dimissioni sarebbe quanto mai opportuno.