Caso Emanuela Orlandi: ecco perché va seguita la pista del serial killer

19 Giu 2017 15:10 - di Redattore 92

Il Vaticano con la sparizione di Emanuela Orlandi non ha niente a che vedere. Lo ha ribadito monsignor Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato vaticana, rispondendo alla richiesta dei familiari della giovane scomparsa a Roma il 22 giugno 1983

Il Vaticano: “Su Emanuela Orlandi non abbiamo niente da nascondere”

«Per noi, il caso di Emanuela Orlandi è un caso chiuso – ha detto monsignor Becciu – abbiamo già dato tutti i chiarimenti che ci sono stati richiesti. Non possiamo fare altro che condividere, simpatizzare e prendere a cuore la sofferenza dei familiari. Non so se la magistratura italiana ha nuovi elementi, ma – ribadisce Becciu – da parte vaticana non c’è nulla da dire in più di quanto non si sia già detto».

Emanuela Orlandi come Alberica Filo della Torre

Nella vicenda di Emanuela Orlandi i media, quelli orientati ideologicamente, hanno avuto un ruolo devastante. E su tutti la trasmissione Rai, Chi l’ha visto? con la sua conduttrice Federica Sciarelli, che ha insistito ossessivamente sulla pista vaticana. Pista acchiappa-ascolti, ma fumosa. Il caso Orlandi ha infatti molte analogie mediatiche con quello dell’omicidio di Alberica Filo della Torre. La nobildonna romana trovata morta nella sua villa all’Olgiata. Il marito venne letteralmente perseguitato dai media. Si versarono fiumi d’inchiostro sui contatti con i servizi segreti deviati, su piste nere parafasciste, sulle presunte attività torbide dell’imprenditore. Di un drammatico caso di cronaca nera avevano fatto un complotto internazionale. Poi si scoprì (con la confessione spontanea, 20 anni dopo, senza che un solo poliziotto o un solo giornalista avesse indagato sui domestici) che l’assassino era il maggiordomo. Nel più banale dei gialli.

Chi risolve il caso di Mirella Gregori ha risolto quello di Emanuela Orlandi

La storia potrebbe essere molto simile. Se gli inquirenti e i giornalisti che hanno seguito il caso finora, fossero stati meno condizionati dal filtro ideologico (banda della Magliana, Vaticano, Marcinkus e suggestioni da romanzo di De Cataldo) le evidenze porterebbero senza dubbio a un maniaco sessuale.

orlandi-emanuela-mirella-gregori

Si parta da Mirella, che è stata rapita prima di Emanuela Orlandi

La prima evidenza: chi ha fatto sparire Emanuela Orlandi ha fatto sparire anche Mirella Gregori. Le due ragazze erano simili in età e aspetto fisico.  Si parta quindi da lei, da Mirella Gregori. La giovane è sparita il 7 maggio 1983, circa un mese prima di Emanuela. Non viene mai citata perché il padre aveva un bar a via Montebello e quindi non c’erano suggestioni politiche o intrecci torbidi da evocare. Trovare i contatti tra le due ragazze è stato fatto? Nell’immediato sicuramente no. Erano tutti in trance mediatica per Ali Agca e l’appello di Giovanni Paolo II che aveva fatto ipotizzare che il Vaticano sapesse qualcosa.

Le analogie con il delitto di Stefania Bini

In quegli anni era tanta la convizione che ci fossero dietro i servizi segreti (e i turchi) che quando sparì un anno dopo un’altra ragazza, Stefania Bini, in un primo momento la polizia seguì la stessa pista. Si arrivò a mettere sotto torchio persino un compagno di scuola del Liceo Dante Alighieri, solo perché era di origine mediorientale. Anche nel caso di Stefania Bini fu solo la goffaggine dell’autore del rapimento e del delitto, a far svelare il caso. Era stato lo zio, che aveva rapito e ucciso la giovane in preda a un raptus sessuale. Con le moderne tecniche investigative, oggi, è possibile trovare chi ha rapito (e presumibilmente ucciso) Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi. Basta avere inquirenti che ripartano da zero. Con poca fantasia e zero condizionamenti potrebbero risolvere il caso. Che potrebbe rivelarsi una storia drammaticamente semplice: nel più banale dei gialli.

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