Napoli “vietata” a Salvini su ordine dei centri sociali (e di “Zulù”…)

4 Mar 2017 10:02 - di Antonio Marras

Sarà un inno al sud contro i leghisti, ma nel testo non si cita Matteo Salvini direttamente “per non dargli troppo onore”, spiegano gli artisti napoletani che hanno scritto una canzone in occasione dell’annunciata visita del leghista a Napoli prevista per l’11 marzo. La canzone “Gente do Sud” sarà la colonna sonora delle manifestazioni contro la presenza del leader della Lega Nord nelle quali si sono già impegnati a partecipare artisti più o meno (ma molto meno) noti in campo nazionale, da Valerio Jovine, Ciccio Merolla, Simona Boo (99 Posse), O’Zulù (99 Posse), Djarah Akan, Valentina Stella,Francesco Di Bella, Eugenio Bennato, M’Barka Ben Taleb, Franco Ricciardi, James Senese e Enzo Gragnaniello. Secondo Luca Persico, detto “Zulù”, quella canzone servirà a spiegare a Salvini che Napoli è da sempre città dell’accoglienza. Il leader leghista – racconta l’agenzia Dire – “ha in mente un progetto, sta cercando di cavalcare quest’ondata di populismo internazionale e globale portandola anche in Italia ma si è reso conto che il suo movimento leghista è un limite nel contesto populista mondiale. Un limite, questo, che sta cercando di superare a danno della memoria di quelle persone che sono state colpite dal suo razzismo e dalle sue politiche oggettivamente lesive rispetto a tutto il Mezzogiorno”. Tutti gli artisti che hanno preso parte alla realizzazione di “Gente do Sud” hanno lanciato una campagna sui social network facendosi fotografare con dei cartelli (in alto Zulù).

Napoli contro Salvini anche con offese

Da settimane a Napoli i centri sociali preparano le contestazioni per Salvini, anche con insulti e minacce, perfino con toni esagitati dal sindaco di napoli, Luigi De Magistis, al quale il leader della Lega ha annunciato perfino una querela. La manifestazione politica, in città, è ammessa soltanto se gradita ai gruppi di sinistra che controllano le piazze e dal sindaco Masaniello che governa da palazzo San Giacomo. E’ la democrazia, bellezza. Lo dice Zulù.

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